Donatello

Donatello è una delle figure più importanti del rinascimento. Vi sono come detto due aspetti importanti: la tecnica della profondità, e quella del chiaroscuro. Terzo elemento, è la simmetria. Questa è più un fatto ideologico, che tecnico, mirato alla bellezza geometrica.
Non è sempre però una simmetria geometrica perfetta, ma spesso è una simmetria concettuale.
Donatello diventa rapidamente un grande amico del Brunelleschi. Donatello, nel suo viaggio a Roma, si interessa alla scultura classica. Al suo ritorno a Firenze, si comincia a distinguere con tutta una serie di capolavori che rivoluzionano l’arte di quel tempo. Varie sono le particolarità: prima, le sculture erano quasi tutte religiose e concepite per essere guardate frontalmente, mentre per Donatello la scultura era in tutto lo spazio. Poi, per Donatello la scultura non deve essere statica ed inespressiva. Infine, v’è l’elemento narrativo: attraverso alcune delle sue sculture, ricrea un evento narrativo nel tempo, ovvero più momenti della stessa vicenda.
Gli esordi di Donatello sono legati all’amicizia con Brunelleschi: quando quest’ultimo stava per completare il Duomo, si preoccupa di inserire nelle nicchie statue di santi. Impone che fra i 12 scultori ci fosse anche Donatello, al quale tocca la scultura di S. Giovanni Evangelista.
Controtendenza con S. Luca di Nanni di Banco, si vede come a confronto di questa, statica e distaccata, quella di Donatello ha una sorta di espressività nel volto. Il busto non è eretto, mostra tutta la stanchezza e l’anzianità del santo. Le due mani, quella alla sinistra che poggia sulla bibbia sembra cadente, mentre la destra sembra fondersi con la gamba. Avvicina quindi la figura del santo a quella dell’uomo.
La seconda scultura è quella di San Giorgio. Realizza tal scultura per la nicchia di una chiesa. La realizza però in modo particolare: è rappresentato in posizione eretta, con il capo leggermente girato, e con il collo tratteggiato in maniera molto dettagliata. Fa sì che sembra in uno stato di "pronto ad agire".
Un braccio regge lo scudo, l’altro è un pugno chiuso che regge un foro: qui vi era collocata probabilmente una spada, collocata in modo tale che questa esca fuori dalla nicchia, invadendo tutto lo spazio.
Lo sguardo è quello di un uomo che guarda in una particolare direzione.
Si nota che quindi la concezione della religiosità nel rinascimento diventa più laica, più vicina alla dimensione umana.
Sulla base dove poggia San Giorgio, notiamo il principio narrativo: sulla faccia di questa base è scolpita una scena, ovvero San Giorgio che sta per salire sul cavallo e combattere il drago; si passa quindi dalla dimensione dell’attesa (la statua) a quella dell’azione (ovvero la base). Si nota una sorta di incrocio di figure tra il cavallo e il drago, si nota tutto l’uso della prospettiva. Ad esempio, sulla destra vi è tutta una serie di archi, che dà l’idea della profondità.

La scultura di Donatello ha anche carattere ideologico, è un rinascimentale nel vero senso della parola. Cerca ad esempio di riportare in auge le idee di Platone, come il fatto che la dimensione essenziale dell’uomo è quella che pensa. Ai tempi le profezie venivano accolte quasi con paura, o cogliendole come un insegnamento morale.
Quando Donatello rappresenta il profeta Abcacuc, lo rappresenta con un corpo anziano e rovinato dagli anni, il volto assume quasi le sembianze di uno scheletro, gli occhi hanno uno sguardo perso, un corpo fragile.
Il corpo in Donatello viene sempre legato al volto, come una relazione tra la dimensione fisica e psichica.
Donatello vuole attaccare la dimensione perversa della profezia della superstizione.
Un’altra scultura molto importante è il banchetto di Erode, rappresenta una scena narrata nella bibbia e cioè l’uccisione di S. Giovanni Battista. S. Giovanni evidenzia il riscatto dei deboli, viene però quindi fatto uccidere da Erode, e ne viene tagliata la testa.
Rappresenta, Donatello, la scena in modo piuttosto articolato: si legge dal primo piano in avanti. In primo piano la scena è dei commensali improvvisamente interrotti da un guerriero che porta la testa di S. Giovanni su un piatto. Un artista medievale avrebbe cercato di mettere al centro la testa di S. Giovanni, esaltando il sacrificio del santo. Donatello al contrario non la pone al centro, ma la cosa che pone come protagonista sono proprio gli uomini del banchetto. E questi che si sdegnano dinanzi la testa di S. Giovanni. Non c’è compiacimento, ma stupore e senso quasi di schifo e squallore.
Se si guarda la scena nella sua complessità, si nota come in profondità vi è tutta una serie di piani differenti. Sono posti in fondo la figura di una donna che entra nella casa e porta in un vassoio la testa del santo. In secondo piano invece ci sono due uomini che stanno per ascoltare un uomo che suona. Nella stessa opera quindi, Donatello rappresenta più scene e momenti dello stesso banchetto.
Vediamo come ancora una volta la dimensione temporale partecipa in maniera viva all’opera stessa.

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