La bestia del buio

"Non ho mai visto cose del genere". Erano queste le uniche parole pronunciate dall’ ufficiale di polizia quando entrò in quella casa.
In quella maledetta casa. "Non dimenticherò mai quello che visto". Disse, pallido in volto. La paura si leggeva negli occhi.
"Quei poveri ragazzi, quell’ uomo… distrutto in quel modo. Nessuna cosa umana sarebbe potuta arrivare a questo, anche perchè avrebbe dovuto passare attraverso i muri."

Era una normale mattina del ’98, una normale città, una normale famiglia. Urla nella notte riecheggiarono quel’ 7 aprile.
Nessuno pensava che fosse potuto succedere quello. La porta della casa si aprì lentamente, ed entrarono i poliziotti.
Lo spettacolo fu agghiacciante, degno del più brutto incubo. Di un orrendo incubo.
Seppur fosse ormai giorno, regnava un silenzio totale. I passi degli uomini riecheggiarono dentro la casa.
L’ orologio scandiva i piccoli e graffianti secondi, quel poco tempo che bastò agli agenti per capire cosa fosse mai successo. Anche troppi, purtroppo.
"E’ un gran brutto casino." continuò l’ ufficiale "Non ho la più pallida idea d dove cominciare. Queste cose succedono solo nei film dell’ orrore".
Il sangue era ovunque, sembrava ci fosse stata una lotta pesante. Molto pesante. Ma contro cosa? All’ apparenza nessuno dei familiari pareva che si fosse potuto accanire contro gli altri.
Ma la cosa più terrificante era che non c’era alcun segno d’effrazione, nessuna finestra rotta, nulla di nulla. La villa aveva un potente allarme, eppure non suonò.

I corpi erano… squartati… orribilmente mutilati. Sembrava fossero stati presi da centinaia di artigli e quindi squartati. Ma artigli di chi? O meglio, di cosa? E sopratutto, perchè?
Erano domande seppur elementari, in quel contesto apparivano di difficoltà immensa. Come fosse dimostrare il principio d’ indeterminazione di Heisenberg ad una gallina, morta. Nessuno aveva idea di dove cominciare, le uniche cose che poterono fare furono la classica raccolta delle impronte e qualche esame riguardo il come siano morti.
Seguì quindi tutta la perquisizione della villa.

Qualche giorno più tardi, la famiglia fu finalmente seppellita. Le autopsie? (che poi in questo caso non andrebbero nemmeno chiamate in questo modo) Morte per squartamento. Morte per squartamento, appunto. Questo rende bene l’ idea di cosa successe ai loro corpi.
La villa fu perquisita da cima a fondo, tutto ciò che era fuori le pareti. Risultati? Un pò di soldi nascosti da qualche parte ed alcuni giocattoli da bambini.
E no, l’ arma del delitto non fu mai trovata. Perchè di un arma doveva trattarsi vero? Come poteva un uomo provocare quelle lesioni con le sole mani?
La gente andò a dormire, e un altra notte coprì la cittadina.
Ma non era che l’ inizio.

Quella stessa notte, Phillips Rodgermore, un ragazzo sui 20 anni, era solo a casa con qualche amico. Erano le 2 e mezzo, forse le tre. La tv continuava a trasmettere a quell’ ora, e il tg serale fece ovviamente anche un servizio riguardo la morte assurda di quella famiglia. Gli scrosci di pioggia battevano forte sulla grondaia al piano di sotto, e rimbalzavano sui vetri. Anche se fuori regnava il freddo, nella casa c’era un bel tepore. Eppure uno strano brivido gli salì per la schiena, a Phillips.
Guardavano il servizio in tv, anche se ormai tutta la città era a conoscenza di questo fatto inispiegabile. Tutti avevano paura, certo, e tra questi anche Phillips.
Aprirono un altro pacchetto di patatine, croccanti, molto.

Il fulmine colpì il palo della luce in modo quasi naturale, quasi non sembrava che fosse successo. Sembrava un finto parafulmine. Però un parafulmine non era, anzi.
La televisione si spense di botto, con il classico cerchietto al centro, come a voler dire che la forza venisse risucchiata.
E’ lì che a Phillips, ma probabilmente anche ai suoi due amici, cominciarono a venire non uno, ma più d’un brivido di terrore.
Accesero rapidamente la piccola torcia elettrica, mentre andavano a prendere le candele. La corrente non sarebbe probabilmente tornata più quella notte.
Ma in fondo, a loro non sarebbe servito.
Phillips, povero ragazzo, suo malgrado dovette andare in bagno proprio quella notte. Proprio a quell’ ora. Proprio in quel bagno.
Tutto regolare, aprii la porta, scatto di serratura, intanto i suoi amici stanno là ad aspettarlo, anche se ormai sono sul punto di addormentarsi, si sente uno scroscio d’ acqua dello sciacquone…
Le urla dal bagno erano forti, molto forti, e non c’era dubbio, erano quelle di Phillips.
L’ incubo era cominciato.

La porta del bagno già scricchiolava quando gli amici si avvicinarono per capire cosa fosse successo. Violenti colpi risuonarono quella notte, come se un secondo temporale fosse nato in quella casa.
E mentre Phillips veniva sbattuto contro la porta, o almeno, così credevano, i due erano terrorizzati. Il panico li bloccò, sembravano due possenti statue di pietra coperte di ghiaccio. Eppure di pietra non erano. Erano il vetro: resistente e duro, ma estremamente fragile.
Un rivolo di sangue passò sotto la porta del bagno, poco, in effetti. Pensavano al peggio, eppure le grida di Phillips continuavano. La porta era chiusa dall’ interno, anche se ormai stava quasi per crollare, dopo i durissimi colpi che aveva ricevuto.

Un possente tonfo, ed ecco che la porta era su per il pavimento. Un attimo dopo Phillips, pieno di sangue, usciva a strisciando dal bagno.
Guardarono nella stanza: era dipinta completamente di rosso. Cosa poteva essere successo? Un veloce sguardo allo specchio, un urlo e le candele si spensero.
La testa di un ragazzo venne fracassata quasi subito dentro un mobile, e lì rimase. Ma non era finita lì. L’ entità la prese e la staccò dal corpo, oltre a sfigurare tutto il corpo stesso.
Phillips era senza voce, aveva pesantissimi tagli su tutto il corpo, il viso sfigurato, qualche muscolo che faceva capolino attraverso i tagli. Tagli, certo. No, non era così, era come se fosse stato macellato da un coltello impazzito. Non veniva ucciso semplicemente, si cercava la sofferenza, l’ uccisione nel modo più brutale possibile.
Continuò a vomitare sangue, mentre la bestia continuava ad accanirsi su quel corpo.
Ci fu un attimo di silenzio. La bestia aveva finito. I due sentirono i passi avvicinarsi verso di loro. Nemmeno il tempo di spostarsi, che subito pesanti rumori di mobili caduti gli fecero capire che la bestia era in movimento.
"Uccidila…" disse Phillips con un filo di voce, mentre veniva trapassato da tutti e cinque gli artigli della mano sinistra della bestia.
Il ragazzo rimasto, era pietrificato nascosto nel buio. I fulmini continuavano ad illuminare per pochissimi istanti la casa. Eppure della bestia non c’era traccia. La bestia, così come la chiamavano. Ma chi la aveva mai vista in faccia? Ma soprattutto, da dove entrava?

Piano piano aprii la porta di casa, e cercò di portarsi fuori, e scendere lentamente le scale. Troppo lentamente, forse.
L’ oscurità era totale nel pianerottolo, provo a scendere cercando di non sbagliare un passò. Rotolò per le scale poco dopo la metà della rampa.
Un rumore forte e inconfondibile. Troppo forte.
Una forte massa lo colpì. Anche la bestia si era precipitata sotto. Come non tardò ad arrivare lo squarcio diretto nell’ addome. L’ unica cosa che faceva capire alla bestia che aveva colpito un corpo umano era il sangue che gli scorreva lungo le mani.
Anche lui provò a difendersi, anche se i pugni andarono probabilmente a vuoto. Uno forse no, si fracassò sul duro marmo delle scale, rompendoci la mano.
Ora sentii un altro urlo, era l’ urlo della bestia. Un braccio peloso e freddo gli scivolò contro la guancia. Gli provocò una sensazione stranissima. Una paura senza fine.
Stava per toccare la bestia.
La mano tocco piano la guancia, guancia? Era fredda e durissima, piena di infossature e rughe. Quando passò vicino la bocca, il dito spezzato gli fece capire che aveva denti molto robusti.
Si liberò dalla morsa letale, e cercò di scivolare verso il grande portone, fino a poter andare in strada e finalmente assaporare la liberta. O la morte.
Qualcosa gli prese la gamba, e questa cominciò a sanguinare. Urlava, urlava più che poteva, ma nessuno poteva aiutarlo.
Era abbandonato, da tutti. La morte lo stava per accogliere.
Uno, due, tre, ma i suoi colpi verso la mano che lo bloccava non sortirono effetto. Continuava a dimenarsi, quando un colpo lo prese al torace.
Ormai respirava a fatica, i suoi movimenti erano sempre più deboli. Dal suo petto cominciò a sgorgare sangue. Il cuore era stato trafitto.
Pochi secondi prima di morire, una luce illuminò la faccia della bestia. Un urlo violentissimo. E non era quello del ragazzo.

Altre sei persone morirono quella notte. In altre tre case furono trovate enormi chiazze di sangue. Tutte e tre le case avevano la porta del bagno scardinata.
In tutte e tre la luce era mancata quel giorno.
Non si saprà mai cosa vide o cosa successe di preciso a Phillips in quel bagno.
Siamo davvero sicuri che nell’ oscurità non possa nascondersi qualcosa di veramente terribile? Può servire in certi casi la paura del buio? Paura del buio, o paura della morte? Dell’ ignoto, di ciò che nessuno potrà mai raccontare dopo averlo visto la prima volta.

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