La storiella di Eudosso

Siamo nel 450 a.c. in un paesetto chiamato Cnido.
E’ un paesetto ma è già molto famoso in tutto il mondo greco.
Prima di tutto fanno un ottimo vino, poi gli abitanti sono amanti dell’arte e poi c’è un’altra ragione.
La ragione è che ci abita Eudosso, il sapiente che è in grado di misurare con precisione ogni cosa.
Eudosso è geometra e topografo, misura, pesa, fa carte per i marinai e insomma tutti lo chiamano, tutti lo invitano alle loro feste e vengono delegazioni di stranieri per incontrarlo.
Perché se c’è un campo che il padre ha lasciato ai figli, devi dividerlo in parti uguali, e se devi fare una strada devi fare un tracciato esatto e solo Eudosso è veramente preciso perché conosce benissimo la geometria.
A dire il vero Eudosso conosce anche un’altra cosa: L’astronomia.
Stelle, pianeti, costellazioni non hanno segreti per lui e spesso fa lunghi viaggi in Egitto per incontrare dei sapienti astronomi come lui.
Un giorno Eudosso riesce a stupire non solo i suoi contemporanei ma anche i posteri con una invenzione della quale ancora si parla ai nostri giorni.
Mostra a tutti una sfera di metallo, cava, di circa sessanta cm di diametro e con un anello per sospenderla appesa ad una corda.
La superficie della sfera è ricoperta di puntini metallici, in rilievo, come un alfabeto braille.
           Ecco -dice Eudosso – questa sfera si appende all’albero della barca, i puntini sono le stelle che ci sono in cielo, anche al buio il nocchiero può passargli la mano su e riconoscere le stelle per orientarsi.
Insomma Eudosso aveva scoperto un sistema per la navigazione notturna dove non ti puoi certo portare lanterne o carte che si ammollerebbero.
 
Una domanda
 
Ma se si sentiva tanto il bisogno di un sistema di navigazione notturna vuol dire che all’ epoca erano molti quelli che navigavano di notte. Quanti erano?
 
Risposta
 
Nessuno.
Solo intorno al 1100, con la bussola, qualcuno cominciò ad avventurarsi nel grande buio ( perché nel 450 a.c. il buio era vero buio ) Se per caso il buio ti sorprendeva in mare non sapevi se eri a un metro o a un chilometro dalla costa, e poi gli scogli e poi…
Quindi Eudosso era talmente bravo che riusciva a soddisfare bisogni prima che nascessero. Boh!
La sua fama era all’apice, vennero anche dei poeti per celebrarlo con le loro opere. Attenzione!
Perchè un poeta di solito è ignorante delle cose tecniche e se te le deve spiegare crede che tutti siano ignoranti come lui e quindi è pignolo, precisino oltre il dovuto, quasi maniacale.
Se vuoi tramandare una cosa tecnica, tu dai l’incarico ad un poeta ed è fatta.
Per spiegare il funzionamento di un martello ci impiega trenta pagine, inutili per chi conosce l’oggetto, ma preziosissime per chi lo ignora completamente.
Ecco il punto importante.
Il poeta Arato e un suo collega videro questa sfera e la descrissero da par loro, in tutti i minimi particolari. Bravi.
 
Fine prima parte
 
Se fossi cattivo interromperei il racconto, ma non si fa e io non sono cattivo.
 
 
Seconda parte
 
Ipparco è il grande sapiente che tutti conoscono ma è anche astronomo, un grande
astronomo che tutti consultano. Siamo intorno al 150 a.c. e un giorno il nostro prende in mano le due opere dei poeti prima citati.
 Sfoglia, studia e inciampa sulla storia della sfera di Eudosso che frattanto, in tre secoli è già scomparsa.
– Questi sono tutti matti, dice Ipparco, ora mi rileggo meglio il Grande Arato, il più grande poeta, quindi il più ignorante in fatto di tecnica e quindi il più pignolo.
Si legge per bene cosa dice Arato sulla sfera di Eudosso.
I racconti dei due poeti combaciano perfettamente e spiegano nei minimi particolari l’invenzione a tal punto che Ipparco può ricostruirla fedelmente.
 
 Questi sono tutti matti, dice Ipparco, e spiega.
 
– Insomma è una bella invenzione, ma non l’ha fatta Eudosso perchè nel 450 ( a.c.) non c’erano quelle stelle in cielo, anzi, diciamo che non ne ha azzeccata una.
Le stelle che sono su quella sfera non corrispondono minimamente alla volta celeste che poteva vedere Eudosso.
Non si poteva certo navigare con uno strumento come quello con le stelle tutte sbagliate. Eudosso conosceva benissimo le stelle, non avrebbe mai commesso tutti quegli errori. Quindi Eudosso non ha fatto lui la sfera.
 
 
 
Sconcerto, si appannava il grande mito ma Ipparco era sicuro del fatto suo e in fatto di astronomia era un’autorità indiscussa. Se ne parlò.
Se ne parlò a lungo per secoli, anzi, per millenni.
 
 
 
Fine seconda parte
 
 ( e qui la malvagità potrebbe riprendermi, potrei chiudere e invitarti a studiare l’argomento ma andiamo avanti )
 
 
 
Terza parte
 
 Anno 1976 d.c. Un’università scozzese è in festa.
E’ arrivato il primo computer ( oddìo niente a che vedere con quelli di adesso ma funziona e ha anche due grandi schermi ).
Viene assegnato alla facoltà di astronomia.
Il Professor Oveden, fiero, decide di mostrare agli allievi come funziona.
 
         Divertiamoci un po’, controlliamo se Ipparco diceva la verità su Eudosso.
Sul primo schermo compare la volta stellata come era descritta sulla sfera.
Il Professore riempie di dati il computer e sul secondo schermo gli appare invece la volta celeste come doveva essere nel 450 a.c.
 
         Vedete? Dice il professore, Ipparco aveva ragione.
La sfera non rappresenta il cielo di quell’epoca.
Non c’è una stella al suo posto. Se volete seguirmi faremo un esperimento, vediamo se, nelle epoche precedenti è mai esistito un cielo come quello descritto sulla sfera. Sarà un’operazione lunga e sono le 18, chi non ha tempo è autorizzato ad allontanarsi.
Non si mosse una foglia. 40 Studenti e tutti decisi a non mollare.
 
Il Professore comincia a cliccare sulla tastiera, ogni clic un secolo indietro nel tempo e dopo qualche minuto gli appare su uno schermo la volta celeste del periodo.
Era quasi mezzanotte quando, all’ultimo clic, a tutti appare una volta
celeste esattamente identica a quella rappresentata nello schermo affianco, quello della sfera di Eudosso. Allora il cielo di quella sfera era veramente esistito.
Guarda la data e gli cascano le palle: 3800 a.c. ( circa )
 
 
 
I colleghi di Archeologia si disfano dalle risate.
Dal loro punto di vista avevano anche ragione.
Nel 4000 a.c. nessuno era in grado di fare simili calcoli e poi non parliamo della navigazione notturna. Assurda nel 450 a.c. figuriamoci nel 3800 a.c.
Litigi, risse, ipotesi e una marea di chiacchiere.
Non si chiarisce nulla fino a che…
 
Quarta parte
 
Anno 1989, stessa università inglese. Il professore Roy deve presentare agli allievi il nuovo computer assegnato alla facoltà di astronomia.
Il Professor Roy era proprio un ex allievo del professor Oveden.
Era proprio uno di quei 40 studenti che erano rimasti inchiodati e affascinati in quella lunga notte.
Ricorda perfettamente la dimostrazione del Professore e annuncia:
 
 
 Il Professor Oveden dimostrò che la sfera fu costruita nel 3800 a.c. io vi dirò anche dove la sfera fu costruita perchè solo da una certa posizione sulla superficie terrestre era possibile vedere esattamente quelle stelle e con quella altezza sul cielo.
Roy cominciò a manovrare il computer tra l’attenzione generale.
Un’ora dopo sul computer appare il mar Mediterraneo.
Una fascia la attraversa, va dalla Spagna alla Turchia.
– E’ in questa fascia che nel 3800 a.c. fu costruita la sfera.
 Chiude qui il suo lavoro e passa la palla, anzi la sfera, ai colleghi archeologi.
Dicono:
         Assiri e Babilonesi sono troppo giovani, i Sumeri vanno bene ma odiavano l’acqua, facevano tante storie per attraversare un fiume, figuriamoci se navigavano di notte. Gli egizi sono troppo a sud della fascia e poi sono stati sempre pessimi marinai. Ma soprattutto nessuno quattro millenni prima di cristo faceva calcoli così precisi che ora sono confermati dal computer.
E allora?
 
Fine quarta parte
 
                   
                                   ( e potrei chiudere ecc. come sopra )
 
Il Prof Roy non li fece impazzire più di tanto:
– A Creta, la sfera può essere stata costruita solo a Creta.
 
 
 
 
E allora tutti, tutti insieme, nello stesso momento, rivolgono la loro attenzione non più alle cose che sanno ma a quelle che non sanno della civiltà Minoica e di ciò che la precedette.
Forse è spiegata la ragione per la quale la tecnologia che permise la costruzione della sfera scomparve nel nulla ( Creta fu distrutta nel 1750 a.c. non dal famoso cataclisma di Santorini ma da un attacco militare e la sua distruzione non permise ad alcuno di tramandare le conoscenze )
Ma questo, dicono gli studiosi, apre enormi interrogativi sulla storia antica.
Si tratta di rileggere “ in crescendo “ ogni cosa che sinora non si era capita e a Creta di cose che non si capiscono sono veramente tante.
Questi veramente navigavano anche di notte. Veramente avevano conoscenze tecniche insospettabili, da noi, per l’epoca.
 
E poi:
 
1.     La terra del labirinto ( il primo ),
2.     la terra del minotauro ( l’unico )
3.     la terra di due progettisti aeronautici ( Dedalo e Icaro ) che volano e che hanno il primo incidente aereo,
4.     una lingua che è tra le tre al mondo non ancora decifrate
5.     e poi mille strani utensili che si è sempre attribuiti a oggettini di culto
 
E da oggi c’è una cosa da correggere:
perchè quando una cosa non la sai ( Creta ) la paragoni alla cosa più vicina
( civiltà arcaiche ) Le civiltà arcaiche contemporanee erano poco più che pastori e allora tu estendi quelle conoscenze a ciò che non conosci.
E’ un sistema mediante il quale, se conosci i tagliatori di teste delle Filippine non potrai mai immaginare che esiste anche il Cern di Ginevra o che si va nello spazio.
6.     E’ la terra dove è stato trovato Il disco di Festo.
E’ stato ritrovato da archeologi italiani nei primi anni del novecento. E’ un disco di terracotta con delle figurine poste a spirale su entrambe le facce.
Sono figure che probabilmente sono un linguaggio sillabico sconosciuto ma non sono disegnate, sono state stampate sulla creta fresca da caratteri mobili.
Tu credevi che la stampa a caratteri mobili fosse stata inventata da Guttemberg.
No. E quei caratteri è stato appurato anche che erano d’oro. Con caratteri d’oro non si stampa la lista della spesa ma qualcosa che si ritiene importante.
Un alfabeto composto da 41 figurine chiarissime e misteriose.
Con rappresentazioni di oggetti sconosciuti.
Adesso è tutto da ristudiare, forse mirando più in alto.
Capire se i cretesi del quarto millennio a.c. erano una civiltà molto evoluta, un Cern di Ginevra in un mondo di tagliatori di teste filippine.
Ma se così fosse andrebbe in crisi un evoluzionismo storico da sempre propugnato. La Storia non procederebbe necessariamente in un verso. A volte potrebbero anche esserci improvvisi dietrofront. Una macrostoria disegnata da un’onda non da una retta montante. Una Storia non necessariamente in progressione. Ecco il dubbio destabilizzante di una fiducia data per assodata. E allora quale sono le coordinate della Storia che stiamo vivendo adesso? Siamo in ascesa o in discesa? Geometricamente parlando siamo in un’ellisse, una sinusoide, parabola? Bho.
 
 
Fine della favoletta che naturalmente non ho inventato io,
è una storia vera, anzi è la STORIA

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