TATATAMMM: Vorrei che conoscessi i miei…

Ieri sera, mentre recitavo le mie preghiere, un faraone egizio mi è apparso in sogno
e mi ha comandato di raccontare questa storia.

ANTEFATTO:
Martina:<<cucciolotto, domani sera avevo pensato che
potresti venire a cena dai miei…così finalmente te li faccio conoscere…..>>

Cucciolotto: “ommerda….”

Martina: <<Beh? se non ti va dillo, non ci sono problemi (leggi: se non vieni
ti stacco i testicoli e li butto in un tritacarne)>>

Cucciolotto:<<No…no….sarebbe magnifico…. non vedo l’ora…>>

Marina: <<Oh caro, sono così felice!! Ti Amo!>>

Cucciolotto: << anche io ti amo!>>

Ora, Cucciolotto non aveva idea di cosa stava andando incontro.

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Padre di Martina: foto su parete destra del suo studio:

foto sulla parete sinistra:

il padre di Martina chiama il sindaco Podestà, veste solo di nero, di notte fa sogni
erotici in cui è da solo in uno spogliatoio con il duce. Quando vede qualcosa di
rosso gli prende un irrefrenabile tic ad entrambi gli occhi. Odia l’umorismo. Il
suo primogenito aveva fatto una battuta su mussolini. Il suo primogenito, vista
questa espressione sul volto del padre , era indietreggiato. Vista questa si stava
per voltare. Vista questa era troppo tardi. Il caso venne archiviato come incidente.

Il padre di Martina si chiamava Ernesto. Questo gli procurava grande sofferenza.

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Megaposter in camera di Cucciolotto:

E non c’è bisogno di aggiungere altro.

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Naturalmente Martina non aveva detto niente al suo amato.

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Ora, per uno strano caso, in quel periodo il padre di Martina, a causa dei reumatismi,
aveva una paralisi al braccio sinistro che lo costringeva
a tenerlo alzato, e con il pugno chiuso. Questo gli procurava grande sofferenza.

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La sera dopo, ore 20:45. Cucciolotto parcheggia l’auto di fronte alla casa del suo
destino. Recita una preghiera. Scende dalla macchina e va.
Abbigliamento di Cucciolotto: maglietta rossa con campeggiante scritta: EL MIO CORAZON
ES IN L’HAVANA, pantaloni mostruosamente larghi, più simili a un sacco di iuta che ad altro. Scarpe All star. Era vestito così quando
aveva conosciuto Martina, pensava di fare una cosa simpatica ripresentandosi allo
stesso modo. Giunge davanti alla porta.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Assume l’espressione più convinta che ha.
Suona alla porta.

Alla porta andò ad aprire la madre di Martina. Cucciolotto sperava ina una cosa
del genere. Si era preparato una frase splendida.
<<*attimo di indecisione*…ah…Martina non mi aveva detto di avere una sorella!
>>
“oh oh oh mi lusinghi…oh oh oh”, doveva essere la risposta.
<< con me non attacca, giovanotto. Entra. Sei in ritardo.>>

Cucciolotto, rosso quasi quanto la sua maglietta, entrò e si accomodò nel salone.
C’era una strana atmosfera. Odore dei tempi che furono. Tutto molto austero, molto
rigido. C’era un vago odore di morte e naftalina. Cuccioloto cominciò a sudare.

Sul comodino c’era un grammofono. Cucciolotto diede un rapido sguardo ai dischi….Camerata
Richard, Il canto degli Italiani, Inno a Roma…
Cucciolotto era intimorito.
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Finalmente, ecco scendere dalle scale il padre di Martina. A Cucciolotto non parve
vero. In cima alla scala, sigaro in bocca, braccio sinistro alzato col pugno chiuso.
“Questo è come sarebbe diventato il Che!”, pensò, già dimentico dei dischi visti
sullo scaffale.
Alla vista di Cucciolotto al padre di Martina cominciarono a battere irrefrenabilmente
gli occhi. Scese lentamente le scale…..
E qui Cucciolotto commise il secondo, tragico errore.
<<Buonasera, signor….o al diavolo! posso chiamarla Compagno?>>

In quel momento scese anche Martina e sua madre entrò dalla cucina con dei bicchieri
invitandoli a sedersi. Cucciolotto non capiva perchè sulla sala era calato il gelo.

Con fare sciolto si sedette sulla poltrona di pelle nera.

<<PROOOOOOOOOOOT>>

Sull’intera città calò un silenzio come non si sentiva da 124 anni. Gli echi del
rumore prodotto dalla sedia riecheggiarono per minuti interi. Un’enorme macchia
di sudore cominciava a farsi strada sulla maglietta di Cucciolotto, facendo sì che
si attaccasse alla pelle. A ogni minimo movimento coincideva un rumore. Cucciolotto
assunse una posizione statuaria.
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Dopo qualche minuto passato a sorseggiare vino (bianco) il padre di Martina esordì.
<<Allora, come la pensi politicamente parlando?>>

Un enorme sorriso si allargò sul volto di Cucciolotto, che ancora non aveva capito.
<<Beh…come lei ben capirà io…>>
Provvidenziale, intervenne la madre.
<<Oh, caro suvvia. Sempre a parlare di politica! non farci caso giovanotto.
Allora, dimmi. Vai a Messa?>>

Madre di Martina: a 3 mesi aveva avuto le prime visioni. A 5 parlava con i santi
dell’aumento dei prezzi. A 18 San Pietro le aveva passato in anticipo le risposte
per l’esame di maturità. Fosse stato per lei, si sarebbe indetta una nuova crociata.
Livello di Cucciolotto: “la santissima triniche???”
<<Allora, vai a Messa?>>

<<Allora, vai a Messa?>>
Cucciolotto, in un lampo di genialità, capì che se voleva portare a casa la pelle
doveva andare contro i suoi ideali atei e mentire. Ma nel suo vecchio petto batteva
un cuore anticlericale e, prima che potesse rendersente conto, dalla sua bocca usci’
qualcosa di simile a una pernacchia.
Cucciolotto in quaklche modo si riprese e biascicò un: <<No…veramente non
tanto>>(non metteva piede in una chiesa dal giorno del suo battesimo)
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Il gelo calò. Grilli frinivano, e una cornacchia emetteva lugubre il suo verso.
Una palla di erba secca passò nella stanza rotolando.
I seguenti 25 minuti, che ci crediate o no, furono interamente di silenzio. Interrotto
solo da radi, e subito stroncati, tentativi di conversazione da parte di Martina,
e da tremendi gorgoglii dello stomaco di Cucciolotto. Gli capitava sempre quando
era nervoso. Il bello è che per mimetizzare quei rumori prima tossiva, ma presto
cominciò a mancargli l’aria. Si arrese diunque, e non provò nemmeno a nasconderli.
Ogni 19 secondi spaccati un brrruomp echeggiava nella sala. E presto sarebbero arrivati
gli attacchi di flatulenza….

Fortunatamente fu pronto da mangiare.

Ora….lo spostamento dal salone alla cucina è quello che viene chiamato momento
morto, e lo riempirò con della pubblicità progresso
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tararara tararar tarara
“Salve. Sono Franchetto Bannea. Vi volevo solo dire di non fare come me. Non scegliete
BancaFraIntesa. Sbagliano sempre….una volta ho chiesto di aprire un conto, e mi
hanno fatto un’ipoteca sulla casa…. “

“la mia banca è indefferente….non mi caga….”

“la mia banca è diffidente. non mi ha mai concesso un prestito .”

FINE DELLA PUBBLICITA’.
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L’allegra famigliola si sedette intorno al tavolo. Vi fu un attimo di imbarazzo
quando la sedia da 3 quintali in stile vittoriano quasi sfuggiì di mano a Cucciolotto,
ma riuscì a salvarsi in corner con una presa alla Zoff. La madre di Martina portò
le portate (uhm….brutto accostamento
).
Sembravano buone.
Cucciolotto attese educatamente che tutti si sedettero. Poi prese la forchetta (quella
più esterna..aveva studiato!) e stava per avventarsi….
Uno sguardo lo fulminò.
Era la madre di Martina.
<<Non sei abituato a dire la preghiera?>>
*gorgoglio clamoroso*
<<Qui la diciamo sempre. Sarebbe bello se fossi tu a dirla oggi. Ti va?>>
*gorgoglio clamoroso* <<Ehm…certo….dunque….

STACCO FATTO AD ARTE PER METTERE SASPENS COME NEI VERI FILM AMERICANI.

La pendola scandiva funesti tlic-tlac-tlic-tlac
Cucciolotto non era mai stato nè in chiesa nè a catechismo. Avete presente quelle
persone che se entrano in chiesa e toccano l’acquasanta si bruciano e gesù gira
il crocifisso faccia a muro? beh…siamo lì. Più per cultura generale che per altro
esordì col segno della croce. E lo fece bene. Poi fu la volta di improvvisare.

<<Ahem….sì. coff. Strum…ahem. G…ge gentile Gesù. Sì. Ti rin…La..volevo
dire La…La ringraziamo per il pasto che ci sta condiese..condisciea…accondiscrp….

graziosamente

concedendo. Alleluia.>>
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Fece il segno della croce e con fare guardingo si avvio verso la forchetta. Ma c’era
qualcosa che non andava. Tutti erano ancora a mani giunte e occhi chiusi. Il panico
lo avvolse. Osò allora dare un piccolo tocco sotto il tavolo alla gamba di Martina,
sperando di ricevere istruzioni. Vide con sommo terrore il volto della madre alterarsi
e guardarlo negli occhi per un lungo terribile secondo. Aveva calcolato male!

Martina, accortasi del tremendo momento, sussurrò allora a denti stretti…<<padre nostro…devi dire il padre nostro..>>
Cucciolotto capì, e un abisso di terrore si spalancò davanti ai suoi
occhi. Non conosceva quella preghiera. Ricordava che una volta a scuola la maestra
di religione gli aveva spaccato la bacchetta in testa per questo motivo, ma lui,
ormai per questione di principio, si era sempre rifiutato di impararlo.
Scosse leggermente la testa. Martina comprese. E prese a suggerigli a bassa voce.
La celebre preghiera, quella sera, ebbe tre versioni. Quella di Martina, quella
recepita da Cucciolotto, e quella efettivamente rielaborata da Cucciolotto a cui
alcuni particolari di quella come l’aveva recepita sembravano strani. Eccole entresse
(neologismo, sta per “tutt’e tre”).

Da True Version (Martina’s style):
Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il Tuo regno,
sia fatta la Tua volontà come in Cielo così in Terra. Dacci il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non
ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male Amen.

Cucciolotto’s version [eretic contest inside]:

Padre nostro, che hai sei peli, sia semplificato il tuo nome. Spenga il Tuo impegno,
sia rifatta la tua capigliatura* non dico sul serio hai una così bella Testa. Mortacci
al mostro immane SuperMario e rimetti su di noi i nostri gemiti come noi li prospettiamo
ai nostri relatori. E non condurre infestazione, ma portaci delle mele. Alleluia.

*non chiedetemi come ci sia arrivato.
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La versione effettivamente detta da Cucciolotto era una sorta di misto tra le due.
Eliminò la capigliatura sostituendola con un borbottio e SuperMario con un improbabile
“Grande Rosario”. Chissà. Nel medioevo lo avrebbero scomunicato e bruciato, ma tutto
sommato i genitori di Martina furono comprensivi, non dissero niente. Fu il loro
ultimo atto di bontà per quella serata.

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La cena ebbe inizio. Antipasto. Cucciolotto, dopo esattamente 23 tentativi riuscì
ad agganciare con la forchetta una sottilissima alice marinata. Nel tragitto, notoriamente
irto di pericoli, che porta dal piatto alla bocca (e poi ci dicono…non è la bocca
che va alla forchetta ma la forchetta che va alla bocca…che si ammazzassero tutti!)
gli scappò un colpo di tosse. L’alice si riversò a mò di fragole sulla panna sulla
sua maglietta. Pensando di non essere stato visto Cucciolotto pensò bene che era
il momento di mettersi il tovagliolo sopra la maglietta, stile bavaglino. Meglio
quello che farsi vedere con un’alice spiaccicata sulla maglietta, pensò.

Il padre di Martina mangiava con degli strani risucchi. Madre e Figlia erano abituate,
ma Cucciolotto era molto a disagio. Ogni volta che partiva un risucchio non poteva
trattenersi dal guardare il padre di lei. E ovviamente nel preciso istante in cui
lui lo guardava, lo sguardo veniva ricambiato.
Dal silenzio eruppe la voce della madre di martina.
<<Studi?>>
<<Sì, certo. Frequento l’università.>>
<<Che facoltà?>>
<<filosofia.>>
<<Ah. Filosofia. Interessante. A cosa dovrebbe portarti per il futuro?>>
<<Beh di certo non voglio fare l’insegnante!!!>> E qui partì una sua
gorgogliante risata, di quelle che non sai perchè le fai.
<<Perchè no?>>
<<Beh, lo trovo un lavoro frustrante. Ripetere sempre le stesse cose…tutti
i giorni…mi fanno quasi pen…>> Cucciolotto ebbe un presentimento. Si girò
verso il padre di Martina nel preciso istante in cui questi diceva: <<Io lo
trovo un mestiere interessante. Non lo farei da 50 anni se no.>>
Cucciolotto azzardò. <<No, ma io non parlo dei professori di università, o
anche di liceo…parlo di…>>
<<Insegno alla scuola Media.>>
Cucciolotto sentì l’improvviso bisogno di bere qualcosa. Tragico errore. Con entusiasmo
disse: <<Allora! La apriamo questa bottiglia di vino??>>
Il padre di Martina la prese, ma poi con ghigno malefico la passò a cucciolotto.
<<Prego, sei tu l’ospite.>>

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Una goccia di sudore scese sul volto di Cucciolotto. Aveva un brutto presentimento.
Aveva aperto chissà quante bottigle di vino, ma quella sera aveva un tremendo sentore.

ASCOLTO CONSIGLIATO: Mozart-Turkish March (esempio di racconto multisensoriale)
Sorrise. Prese la bottiglia, che a momenti gli cadeva di quanto aveva le mani sudate.

Cucciolotto. Cavatappi nella mano destra. Bottiglia nella sinistra. I due oggetti
si avvicinarono con la lentezza mitologica di due astronavi in 2001 odissea nello
spazio. Al culmine del gesto epico Cucciolotto si accorse che c’era quella specie
di involucro a coprire il tappo. Posò il cavatappi. Prese il coltello.

2 comma alla legge di Murphy: MAI far capire a un involucro di plastica che hai
fretta.

Cucciolotto cominciò a tagliare l’involucro come un Crociato avrebbe fatto a fette
un infedele. Gli tremava la mano. zin zin zin zin faceva il coltello. tlic tlac
tlic tlac faceva l’orologio. zin zin zin zin ZUN fece il coltello. Mezza falange
del pollice di Cucciolotto si aprì in due.

Cucciolotto trattenne una bestemmia. Aveva il sentore che non sarebbe stato saggio.

A quanto pare nessuno se ne era accorto. Andò avanti e finalmente strappò via l’involcuro.
Prese il cavatappi, ma nello stringerlo col pollice quasi svenne dal dolore. Cominciò
ad avere le visioni. San Pietro ballava la Macarena, e il mostro di lock ness giocava
a briscola con il bambino di winnie the poo (che indossava per altro una strana
pelliccia).
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Nel colmo della disperazione azzardò una manovra folle. Cambiò mano. Bottiglia malamente
trattenuta nella destra e cavatappi nella sinistra. E no, non era mancino. Prima
di cominciare si guardò attorno. Entressi gli altri seduti alla tavola lo guardavano
come se fosse una corrida. E lui era il fottutissimo toro.
Affondò il cavatappi nel tappo. Cominciò a girare….girare….girare….quando
il sangue, poco ma infido, aveva reso un pò scivolosa la bottiglia. Gli scappò la
presa. Inseguì la bottiglia per mezzo tavolo, rischiando di sbatterla in faccia
al padre di Martina. Si salvò ed emise un curioso gridolino. “TAH!”. Da qualche
parte là fuori qualcuno applaudì.

La presa si era fatta troppo scivolosa. Decise di cominciare a tirare. Tirò. Tirò.
E accadde l’inevitabile. Al culmine dello sforzo il tappo cedette di scatto. Testimoni
attendibili riferiscono che quella scena si svolse in una specie di slow motion
(o bullet time che dir si voglia).

Assolo di violini. Sguardo esterrefatto di Cucciolotto. Il cavatappi vola verso
sinistra, la bottiglia, in equilibrio sul palmo della mano, verso destra. La musica
si fa straziante. Cucciolotto riesce a trattenere il cavatappi, salvando la mensola.
La bottiglia si adagia sul tavolo con gran fracasso. Nell’improbabile tentavi di
risollevarla prima che facesse troppo danno strusciò il pollice ferito contro il
bordo della forchetta.
<<PORCA E…>> Cucciolotto fuggì verso il bagno.
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Bilancio dell’apertura della bottiglia di vino: un pollice devastato, la tovaglia
buona andata…per sempre. Il vino non si toglie, checchè vecchie bacucche possano
dire.

Martina si coprì il volto con la mano. Suo padre continuò a mangiare scuotendo leggermente
la testa. Sua madre guardava l’alone di vino che si allargava sulla tovaglia con
espressione assente.

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Quando Cucciolotto, dopo essersi fatto coraggio, rientrò in cucina trovò un ambiente
che non si aspettava. Era tutto calmo e tranquillo. La bottiglia era scomparsa,
e la macchia coperta da un cesto di frutta. Nel suo piatto c’era una porzione fumante
di pasta alla carbonara. Forse era stato tutto un incubo.
Si sedette.
Come ho già anticipato nella famiglia di Martina c’era la simpatica abitudine di
mangiare molto piccante. Cucciolotto odiava mangiare piccante.

Cucciolotto mise un’enorme forchettata di pasta in bocca. [semi cit.] colori di
Cucciolotto: rosso- rosso semaforo – verde – blu – verde zucchina – blu notte –
rosa- bianco fantasma. Peraltro non era mai stato molto capace di mangiare spaghetti
senza il cucchiaio, e arrotolandoli andava a spargere condimento un pò ovunque sul
tavolo.
<<*rantolio* o-ottima. Davvero.>>
Ora, Cucciolotto andò avanti imperterrito a mangiare la pasta. Non poteva cedere.
E Cucciolotto affrontò tutta la seguente discussione mangiando una cosa che trovava
orrenda. E chi l’ha provato, sa cosa significa.
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<<Allora, parlaci un pò di te. Martina non ci ha detto molto>>, chiese
il padre.
Cucciolotto, che aveva capito finalmente, fu tentato di rispondere: “sono un nostalgico.
Vorrei che si ricreassero le squadre armate per mettere a tacere i comunisti, e
se succedesse sacrificherei me stesso al grande e onnipotente Dio!”
Ma forse sarebbe stato troppo. Si limitò a raccontare qualcosina e a tralasciare
qualcos’altro.
<<Beh non saprei proprio cosa dire…>>
<<Quali sono le tue passioni?>>
<<Beh….mi piace molto il calcio>>
Il padre di Martina colse la palla al balzo
<<Che squadra tifi?>>
Cucciolotto si sentì trafitto da uno sguardo feroce. Qui si giocava tutto. Era Juventino
da una vita. Ma qualcosa gli diceva (forse una enorme foto in bianco e nero della
squadra campione d’europa del 69, il milan appunto) che era meglio mentire.
<<Milan.>>

Il padre di Martina si illuminò.
<<Ah. Bene. MOlto bene.>>
<<Sì, mi piace molto anche….>>
<<No no aspetta parliamone. HO pochissimi conoscenti milanisti! Molti sono
interisti o..pensa…juventini!>>
<<ahahahha…ma pensa….>>
<<Allora, non stiamo andando tanto bene per ora in campionato…>>
“no e mi fa un piacere che non ti dico, brutto stronzo. Pensa a noi che siamo in
serie B.” <<Eh, purtroppo no.>>
<<Beh, almeno la Juventus è in serie B! AWUAUAWUAWUAUWUAW Poveri mentecatti.>>
“le auguro una morte lenta e dolorosa, brutto pezzente infame.” <<AAUHUAHAUAHAUHAUAHAUAHAUHAUHAUAHUAHAUAHAUHAAUHAUAHUAHAUH
AUAHUAHAUH>>
Forse aveva esagerato un pò con questa risata. Tanto più che, nella foga, mezzo
spaghetto gli era volato dalla bocca fino a metà tavolo.
<<ah, ancora ricordo quando abbiamo vinto la coppa europa contro di loro.
quel glorioso 28 maggio…E’ stato un momento meraviglioso vero figliolo?>>
Cucciolotto era sull’orlo del collasso. La pasta salatissima gli stava dando allo
stomaco, il sudore colava copioso su ogni parte del suo corpo. La mano gli tremava.
Prese il coltello e saltò sul tavolo. Si chinò sul padre di Martina e gli disse:
mi trova sadico?, e gli piantò il coltello in gola. 10 volte. Quando fu steso a
terra in un lago di sangue accese la radiolina e si mise a ballare e cantare attorno
al suo cadavere il ballo del Sombrero. io ba-io ba-io ba…il ballo del sombrerò…
——————————–

No, era meglio non farlo. Sorrise amabilmente.
<<Un momento magico, direi.>>
Il padre di Martina sembrò chiudersi nei suoi ricordi e per il momento ritirò l’assalto.
Sembrava che la serata si stesse risollevando. Bisognava solo finire quel dannato
piatto di pasta. Cucciolotto lo guardò, e vide con terrore e sbigottimento che era
ancora a metà. Non ce la faceva più. Elaborò allora un arguto piano.
ASCOLTO CONSIGLIATO: Al Bano e Romina Power – Felicità.
Che ci crediate o no, decise di mettersi la pasta nelle sue larghissime tasche dei
pantaloni. Davvero, vi potrà sembrare incredibile, ma era talmetne nauseato che
ci volle provare. Si guardò attorno come una spia russa al pentagono e quando vide
che nessuno lo stava guardando, infilò le mani nel piatto e raccolse un pugno di
pasta, mettendoselo in tasca. Ma qualcosa andò storto. E non parlo dei tre o quattro
spaghetti che caddero a terra, ma del fatto che lui li mangiava a uno a uno, e quindi
non si era accorto di quanto fossero caldi. Si era praticamente cauterizzato il
dito tagliato prendendo la pasta e ora, lì nella tasca, gli bruciava da pazzi. Cominciò
ad agitarsi sulla sedia.
E….con suo enorme rammarico si avvide che si erano casualmente scordati di mettere
il tovagliolo proprio nel suo posto. Si ritrovava così ad avere le le mani lorde
di condimento che gocciolava da tutte le parti.
Una voce si elevò come dall’oltretomba.
<<Amore, me la passeresti l’acqua per favore?>>
TARARARARARAAAAAAAAAA

<<L’acqua?>>
<<Sì….>>
<<Ah…>>
Cucciolotto, con le gambe che gli bruciavano come a un’aragosta messa in pentola
a bollire e fa quell’orrendo sfrigolio….frrrrrrrrrrrrr frrrrrrrrrr (ci mancava
poco che Cucciolotto si mettesse a fare lo stesso verso).
Si guardò le mani. Grondavano condimento. Sembrava che avesse appena mangiato in
un trogolo.
All’improvviso ebbe una brillante idea.

Sì, una delle SUE brillanti idee.
Avrebbe simulato uno starnuto e avrebbe chiesto un fazzoletto.

ASCOLTO CONSIGLIATO: Lucio Battisti-Un’avventura.

<<Certo cara.>>
Fece per alzare le mani, quando ecco le sue doti teatrali esprimersi al meglio.
Si bloccò. Storse il naso e la bocca in una smorfia immonda. Sembrava un leone che
spalancava la bocca per azzannare una gazzella.
Ebbene, si era immedesimato talmente tanto che starnutì davvero.

—————————-

Istintivamente si portò entrambe le mani davanti al naso. Gli era uscito un pò di
materiale. Ma poco, pochissimo, niente di che. Solo che aveva le mani impregnate
di condimento.

Immaginate le facce di Padre Di Martina, Madre di Martina e Martina quando videro
quel ragazzo starnutire e ritrovarsi con le mani ricolme di liquido opaco e appicicaticcio.
Stavano per vomitare.
Cucciolotto stava per mettersi a piangere. Ma si trattenne. Martina, senza neanche
guardarlo gli diede un fazzoletto con cui si ripulì.

Almeno gli levarono la pasta.

———————–
Aspettò con gli occhi bassi che gli servissero la carne.
La carne arrivò.

Cucciolotto era sicuro che sarebbe stata un blocco di granito iper-piccante, ma
con sua grande sorpresa era tenerissima e condita perfettamente. La stava mangiando
con gusto. Davvero. Anche se si era reso conto che i suoi commensali, inclusa Martina,
avevano tutti allontanato un pò la sedia da lui.
Stava andando tutto a meraviglia. Il cibo nelle tasche si era freddato.

Già….le tasche.

Ormai tutta la sfortuna del mondo si era catalizzata su quel povero ragazzo. Gli
squillò il cellulare. E no, non aveva la vibrazione. Ce l’aveva al massimo.
E no, non aveva l’Overtoure di Mozart come suoneria. Aveva la suoneria supercoatta.
Quella che fa “alberto ti chiamano” con un tono sempre più alto fino a dire “alberto
cazzo vuoi rispondere???”
———————————–

Ora voi direte, che problema c’è? Prende il telefono e chiude al volo.

Il telefono era in tasca. Era uno di quei modelli che non si rompono manco se li
immergi nell’acqua. O se li immergi nel brodo caldo della pasta.

C’era il telefono che diceva “cucciolotto rispondimi” in tono sempre più alto. Ma
se Cucciolotto avesse tirato fuori il cellulare avrebbe fatto cadere mezzo chilo
di pasta dalla sua tasca.
——————————
“Cucciolotto Rispondimi.”
“CUCCIOLOTTO RISPONDIMI”
Cucciolotto stave per buttarsi a terra a piangere. E forse avrebbe fatto meglio….
———————-

<<Cucciolotto Rispondimi>>
<<Cucciolotto Risponidimi.>>
<<CUCCIOLOTTO RISPONDIMI>>

A Cucciolotto stava passando tutta la vita davanti. Lui che imparava ad andare in
bicicletta, il suo primo giorno di scuola, la sua prima fidanzatina, il diploma…..
Secondo i suoi calcoli mancavano 2 squilli al: <<Cucciolotto cazzo, mi vuoi
rispondere??>>
No….aveva passato le pene dell’inferno, non poteva lasciar cadere tutto così.
<<Scusate, ma devo rispondere. Sapete, mia madre sta male….>>
Sua madre in quel momento era in un localino con un uomo 30 anni più giovane, ma
gli serviva una scusa.
Si fiondò nel salone, dove un inquietante ritratto del duce lo osservava con occhi
severi. Nel preciso istante in cui tirò fuori il telefonino, versando litri di condimento
sul parquet, esso smise di squillare. Vide sullo schermo….<<Tonino>>.
Improvvisò un rito vudù contro Tonino e fece per tornare in cucina, quando ecco
squillare di nuovo il telefonino. Era un messaggio.

<<Eeheh bravo furbacchione, non rispondi perchè te la stai trumbando eh? non
ti disturbo allora. Tonino.>>
Cucciolotto quasi frantumò il telefonino e rientrò in cucina.
——————————–
Si sedette. Al solito tutti lo guardavano.
<<Allora, come sta?>>
<<no, no, tutto bene…>>
<<Non ti ho sentito parlare>>, disse il padre di Martina.
 <<Ho…ho…devo parlare piano quando sono con mia madre…>>
<<Perchè?>>
<<Come?>>
<<Perchè devi parlarle piano?>>
<<De…soffre di una…rara forma di….ip…iper…iperauricolarismo>>
Ormai si era lanciato su un prato di bugie.
<<Iperauricolarismo?>>
<<Sì, iperauricolarismo di Gotrfier-Libermann-Straussz>>
Martina lo guardava esterrefatta.
<<E cosa sarebbe?>>
<<Che….i suoi timpani sono molto..sviluppati, e quindi se uno gli parla
forte si sente male..bisogna bisbigliarle nell’orecchio. Eh, i misteri della scienza.>>
Tutti lo guardavano con questa espressione:

Lui fece finta di niente e continuò a mangiare. Ormai se ne stava fregando.
———————————–
Improvvisamente, e senza logico preavviso, la sedia del padre di Martina cedette,
e il suo occupante si schiantò a terra.

ASCOLTO CONSIGLIATO: Johann Strauss – Valzer (Il Danubio blu)

Stava raccontando una barzeletta, e quindi lo sguardo di tutti, e anche quello di
Cucciolotto erano puntati su di lui.
<<Un negro sta portando a spasso un coccodrillo. Un bianco li vede e dice:
oh ma che bella scimmietta. e il negro dice: oh, ma non è una scimmietta. E sapete
il bianco cosa dice?>>
Sì, la barzelletta era vecchissima e Cucciolotto lo sapeva, ma con sguardo interessato
fece cenno di no. E nel preciso istante in cui l’uomo stava per ricominciare parlare
la sedia fece Crack. Cucciolotto vide l’uomo crollare lentamante come un palazzo
che viene demolito. Un rombo si alzò nella stanza mentre un grido roco usciva dalla
bocca dell’uomo.
———————–
ASCOLTO CONSIGLIATO: Johann Strauss – Valzer (Il Danubio blu)

Cucciolotto rischiò seriamente di morire. Scoppiò a ridere istintivamente,
ma dovette mascherare la risata con dei colpi di tosse. Tanto tossì che il boccone
di carne che stava masticando gli andò per traverso.

Ed ecco che chi fosse entrato in quella stanza avrebbe visto da una parte una specie
di balenottera spiaggiata che emetteva strani suoni, e dall’altra un giovanotto
in preda a convulsi attacchi di tosse. E una donna e una ragazza che non sapevano
bene chi soccorrere.
—————————————-
Gli storiografi sono concordi nel sostenere che fu qui, in questo momento, che iniziò
DAVVERO il declino della serata. Poichè quello che successe dopo ebbe davvero dell’incredibile….

Abbiamo imparato ad amarlo. Ci siamo rispecchiati in lui. Lo abbiamo compatito e
abbiamo sofferto assieme a lui. Ma ora la sua storia, la storia di questa serata,
volge alla fine.

Il Padre di Martina fu aiutato a rialzarsi, e dopo aver visto il tunnel con la luce
bianca e San Pietro che gli faceva il gesto dell’ombrello, Cucciolotto riuscì a
sputare il boccone di carne che gli era andato per traverso. Il boccone giace tutt’ora
sotto il lavabo della cucina, a memoria imperitura di quello che accadde quella
sera.

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Con enorme cattiva volontà da parte di tutti fu servito il dolce. E il padre di
Martina sferrò l’ultimo attacco.
<<Allora giovanotto, che intenzioni hai con mia figlia?>>
Cucciolotto avrebbe voluto rispondere con un sonoro e liberatorio: la sposerò, certo,
ma solo quando lei sarà morto e sepolto e io potrò venire ogni giorno a urinare
e defecare sulla sua tomba. Ma non lo disse. Dopo tutto, era un giovane ben educato.
<<Beh, naturalmente vorrei riuscire a sistermarmi prima di fare mosse…che…affrett…cioè,
prima di compiere…>>
Il padre di Martina fece un gesto con la mano per farlo tacere. <<Ok, ok,
ho capito.>>
Cucciolotto intuì che aveva capito davvero, e che lui in quella casa non ci avrebbe
messo più piede.

Era solo un’intuizione, comunque.
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Fu portato il caffè. Inutile dirvi che la sua temperatura era 180000 gradi farenheit.
Inutile dirvelo. Ed è anche inutile dirvi che il padre di Martina offrì un sigaro
a Cucciolotto. E glielo offrì con la faccia di chi non accetta un rifiuto.
Ora, non vi narrerò della tremenda agonia di Cucciolotto, seduto sulla sedia ad
aspirare un quantità di fumo pari a quella prodotta in un anno dalle raffinerie
iraqene. Dirò solo che, ad un certo punto, gli apparve sul frigorifero lo spettro
di Beethoven che suonava al pianoforte. Suonò tutta la nona sinfonia, e alla fine
si voltò verso di lui e gli fece l’occhiolino. E scomparve.

Miracolosamente il sigaro finì. Dopo 12 minuti di silenzio assoluto, interrotto
solo dal ticchetare dell’orologio e dai brontoli dello stomaco di Cucciolotto, fu
l’ora di congedarsi.
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ASCOLTO CONSIGLIATO: THE DOORS-THIS IS THE END

Cucciolotto fu accompagnato alla porta. Salutò con un bacio sulla guancia
Martina, quasi in lacrime, con una stretta di mano sua madre e con una stretta di
mano e un inchino suo padre. Si allontanò nel buio del vialetto mentre Martina,
ora davvero in lacrime, lo guardava dalla finestra del salotto, illuminato da una
fioca luce. Cucciolotto, prima di voltare l’angolo, fece appena in tempo a sentire
un urlo. Era la madre di Martina che faceva un sforbiciata sul condimento fatto
cadere da Cucciolotto sul parquet del salotto.
Cucciolotto si alzò il bavero, e fischiettando con un mesto sorriso si allontanò
nel buio.

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QUALCHE TEMPO DOPO. ANNI, FORSE.

Cucciolotto: continuò gli studi di filosofia. Si trasferì in Cile, dove è diventato
un grande predicatore di una filosofia di sua concezione che segue i piaceri della
vita.

Martina: se l’è trovato il buon partito. Banchiere. Rispettabile. RIcco. Vota sempre
Forza Nuova. Ha un figlio, ma è molto infelice.

Il Padre di Martina: se l’è trovato, il buon partito. Passa tutto il tempo col marito
di sua figlia. E’ come il figlio che non ha mai avuto. E’ molto felice.

La Madre di Martina: ha mandato al diavolo il marito e la figlia. Ha fondato un
ordine monastico tutto suo, contro OGNI piacere della vita. Ora si sta recando in
Cile, dove c’è da reprimere una nuove corrente filosofica eretica.
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THE END

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