La partita a briscola

       Senti, ti iscrivi al torneo di briscola?
       Ma tu sei matto. A briscola sono una mezzasega.
       E dai, siamo in 63, ci manca solo uno per fare la trentaduesima coppia e poi puoi andare sicuro, ti mettiamo in coppia con Luisin, il campione del circolo.
       È questo che mi terrorizza. La prima carta che gioco quello mi accoppa.
       E dai…
Ed eccomi seduto al tavolo di gioco.
Le prime due mani sfilano silenziose. Il mio compagno di gioco è una sfinge e i due avversari pure.
Alla terza mano, come ad un cenno concordato, gli avversari ed il mio compagno buttano giù tutte le carte e cominciano a discutere.
Capisco che per qualche tecnica misteriosa hanno capito che la partita è già segnata.
In somma è già finita ma come?
Non oso chiedere il risultato, mi vergogno troppo, e allora partecipo alla discussione in termini vaghi, vaghissimi, senza sbilanciarmi e intanto sbircio il mio avversario che mette una crocetta vicino ai nostri nomi. Ho capito, abbiamo vinto.
Comincia la seconda partita, ma questa volta, non arriva neppure alla terza mano.
Giù le carte e tutti di nuovo a discutere.
Io ormai sono più scafato, non ho capito nulla lo stesso ma mi mantengo sempre sul vago e, in un impeto di coraggio, mi lascio andare ad una domanda, così solo per la voglia di partecipare al gioco parlata:
       E se avessi giocato il cavallo?
E il mio avversario:
       Mah. Avremmo fatto un punto in più. Ma tanto abbiamo vinto lo stesso.
E va bene, penso, abbiamo vinto ancora. Ma sono molto frustrato; ho fatto una domanda assurda e ho ricevuto una risposta incomprensibile. Ma che ci faccio seduto a quel tavolo?
La terza partita poi ha del fantascientifico.
Non ho ancora aperto le carte che i due avversari buttano le carte sul tavolo.
Neanche una carta giocata e capisco solo che la partita è già finita.
Il mio compagno, prima ancora di aprire le sue carte, studia quelle scoperte degli avversari.
       Due carichi, e le briscole, si, se avete un cavallo avete vinto.
     Uno dei due gli porge il cavallo:
       Eccolo qui il cavallo.
E rimescolano le carte, sempre commentando e io mi sento sempre più un pesce fuor d’acqua. Le ultime partite furono giocate fino alla fine ma io non ci capii niente lo stesso.
Alla fine, vedendo il sorriso del mio compagno, riuscii a capire che avevamo vinto il torneo. Il presidente del circolo ci dette il premio. Un pezzo di formaggio per il mio compagno campione e del salame a me. Forse il mio premio alludeva ma tutti elegantemente, fecero finta di niente e mi festeggiarono.
Uscendo dal circolo dissi al segretario:
       Se organizzate una gara di balletto classico avvisatemi in anticipo che così mi stiro il tutù.
Il Presidente sorrise e non disse nulla.

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