Vendere il proprio tempo

Se c’è una cosa che il denaro non può comprare, è il tempo; eppure c’è gente che si offre di “vendere” il proprio tempo agli altri. Infatti, è da notare che nella società di oggi tutti noi abbiamo una vita talmente piena, che spesso o sbagliamo a pianificare gli impegni, e quindi ritroviamo affastellato tutto alla fine della giornata, oppure vorremmo occuparci di cose diverse, ma notiamo come si riempie la settimana tra scuola o lavoro, impegni vari, sport, imprevisti, hobby disparati; capiamo che è praticamente impossibile realizzare il tutto. Una donna cinese, Chen Xiao, dopo aver perso il lavoro e aver sofferto per il terremoto del Sichuan, ha avuto l’idea di vendere il suo tempo alle altre persone. Molto semplicemente fa quello che gli altri le dicono vendendo la propria vita secondo un tariffario ben preciso: otto minuti per un euro.
E non dobbiamo pensare a cose “maliziose” o proposte pericolose, ma impegni di tutti i giorni; ad esempio le hanno chiesto di consegnare un libro a una persona che lo aveva dimenticato all’università, di portare un caffè, di ritirare lettere o altro per conto di terzi, etc.
Oltre, naturalmente, a occupazioni in cui davvero sembra che si immedesimi nell’altra persona: leggere un libro, vedere un film, comunicare un messaggio, e così via. E ancora, richieste di andare a svegliare una persona ad una determinata ora, incoraggiare qualcuno, chiedere scusa a uno. Addirittura qualcuno le ha chiesto di presentare delle petizioni a suo nome, ma naturalmente in questo caso la donna si è vista costretta a rifiutare. C’è da dire che, in effetti, la sua idea non è andata per nulla male: in un mese ha accumulato una cifra che corrisponde a circa 1250 euro.
Sebbene l’idea possa sembrare a molti eccentrica e “particolare”; bisogna pensare come il limite del tempo sia uno dei più grandi freni a cui è ancorato l’uomo dei nostri tempi. Negli ultimi anni il progresso ha fatto passi da gigante, ma nulla è ancora riuscito né a rendere immortali, né tantomeno a permettere di fare più cose contemporaneamente. Il nostro cervello non è capace di gestire consciamente pensieri diversi nello stesso momento, e, oltretutto, è impossibile trovarsi fisicamente in posti diversi. Per giunta, sebbene sia oramai prassi suddividere un operazione tra diversi individui ognuno atto ad uno specifico compito, questo non è possibile per ciò che riguarda strettamente la persona in sé: non possiamo domandare a qualcuno di “imparare” qualcosa per noi, come non possiamo chiedere che magari esca con dei nostri amici al posto nostro.
Ad oggi, ovviamente, non è ancora possibile “risolvere” questo problema. Se, infatti, con i nuovi mezzi di informazione e comunicazione è fattibile raggiungere una certa “ubiquità relativa”; non si può fare la stessa affermazione quando, invece, la presenza fisica è richiesta obbligatoriamente.

Articolo scritto per Eureka! Giornalino n.49 – www.eurekagiornalino.it

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