Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 9 di 37

CAPITOLO 9

Cominciò finalmente la scuola. Alla fine del primo trimestre
arrivò anche la prima pagella I voti e il rendimento erano di pessimo giudizio.
Geppetto rivoltosi al povero Pinocchio esclamò:
“Ma che voti bassi sono questi!
Ma Pinocchio che hai in quella testa…Segatura?”

Aveva da poco smesso di nevicare, Pinocchio uscì di casa e s’incamminò per la strada che conduceva alla scuola. Strada facendo incontrò una famigliola che passeggiava per il paese, la quale gestiva una panetteria del centro. Pinocchio notò per caso i sei gemellini ed esclamò: -Che famiglia numerosa, che bei bambini. Come si chiamano?- -Per non fare differenze li abbiamo chiamati tutti con lo stesso nome: Dino- Rispose il papà. –Questo ci rende facile il nostro compito di genitori, soprattutto quando dobbiamo contarli per mandarli a letto… Ebbene si, i genitori questa allegra famiglia esercitavano due mestieri ben distinti: conta-dini di sera e panettieri di giorno…
Mentre il burattino proseguiva nel suo cammino pensava tra sé: -Oggi, alla scuola, se non saprò rispondere a qualche domanda chiederò aiuto al mio specchietto personale. Lui “riflette” sempre prima di parlare. Poi voglio subito imparare a scrivere…o a leggere? Se non so leggere come posso sapere quel che scrivo. E se non so scrivere come posso poi leggere ciò che non ho scritto? Mah…Va beh! Vuol dire che imparerò a contare.
In quel momento passò di lì un povero personaggio del circo. Povero perché sofferente: faceva il clown di mestiere e nell’infilarsi la giacca nuova, da poco acquistata, si infilò uno spillo nel sedere. Lo spillo era così piccolo che non si vedeva. Purtroppo era come trovare un…ago nel pagliaccio.
Ma i problemi ancora non erano finiti. Un povero contadino doveva dare da mangiare alle bestie nella stalla. Siccome si era rotta una tubatura nel fienile, tutto il fieno era allagato, cosicché era impossibile raggiungere il fienile. Anche questo era un classico esempio di…lago nel pagliaio.
Poco dopo Pinocchio giunse finalmente a scuola. Superata la porta d’entrata si ritrovò nell’atrio. Si fermò e stette in ascolto. Gli parve sentire dei leggeri miagolii, seguiti a loro volta da risate e apprezzamenti. Due gattini si raccontavano barzellette a vicenda. Erano dei bravi…co-mici.
La scuola appariva al burattino come un luogo tutto nuovo e da scoprire. Gli insegnanti erano personaggi curiosi: una lente a contatto insegnava italiano, ma poichè quel giorno era assente, avevano chiamato una supp-lente. Il maestro di musica si divertiva a provocare l’ira degli alunni, così poteva scrivere le “note” sul registro. L’insegnante di ripetizione…balbettava. Il maestro di navigazione era un albero, l’albero maestro. Vi era anche un dentista e aveva con se molti stu-denti. Poi c’era l’insegnante di ginnastica; mandava le frecce a correre in “balestra”. L’insegnante di cucina, se ti comportavi male, ti sbatteva dietro la “lasagna”. Per non parlare poi delle punizioni corporali del tempo; le famose bacchettate sulle povere ed indifese manine…C’era una maestra cinese che al posto delle bacchette usava, ovviamente, le posate…Pensate che dolore e che sofferenza!
Fatte le dovute presentazioni, Pinocchio si presentò alla classe assegnata. Vicino al suo banco sedeva una fanciulla che pareva di età superiore a quella di Pinocchio. La curiosità era tale che spinse il burattino a rivolgerle una domanda: -Ciao, io mi chiamo Pinocchio, ho sei anni e per me questo è il primo anno di scuola.-
La bambina ci pensò un po’ e poi esclamò: -Io mi chiamo Pelidia, ho sette anni e sono ripetente, mi hanno anche dedicato un film… “La stangata…” –Ma scusa,- chiese Pinocchio –Come mai, i ragazzi che siedono agli ultimi banchi, continuano a scolarsi bottiglie di vino a vicenda? –Che cosa ci possiamo fare? -Rispose Pelidia –Non a caso si chiamano… “scolari”-
Fra i compagni di scuola del burattino si potevano trovare le più bizzarre e incredibili creature. Nella quarta classe studiava una coppia di innamorati che aspirava a grandi risultati, fino al raggiungimento della laurea all’università. Non erano mai stati bocciati, infatti il celebre letterario “Alessandro Manzoni” decise di intitolare loro un suo più celebre manoscritto: “I promossi sposi”.
La mattinata di Pinocchio scorreva abbastanza tranquilla, anche perché, qualcuno, aveva pensato bene di lubrificare i binari.
Il primo giorno di scuola era come il primo amore, non lo si poteva scordare, infatti il burattino andò incontro alla sua prima sospensione. La causa che scatenò il provvedimento in condotta fu scatenata da una lite. In poche parole, il burattino di legno, aveva “legnato” un compagno.
–Peccato per il tuo cattivo comportamento!- Disse il preside rammaricato al povero Pinocchio, -Se ti fossi comportato bene, avresti potuto partecipare alla gita di fine anno.- -E cosa mi sarei perso?- Esclamò Pinocchio. –Saremmo andati in America, nel Niagara. Lì avresti assistito a delle bizzarre cadute di alcune anziane signore, le quali tentano invano di scalare la montagna. Le famose “cascate” del Niagara.-
Quando Pinocchio rientrò a casa, ad accoglierlo vi era per l’ennesima volta il grillo parlante. Poiché il tenero insetto era anche molto puntiglioso, non si fece sfuggire il largo anticipo con il quale Pinocchio era rincasato.
GRILLO: Oh perbacco! Ma a quest’ora del mattino, non dovresti essere ancora a scuola?
PINOCCHIO: Mi hanno dato un permesso per buona condotta, durante l’ora di ricreazione ho scoperto un giovane puledro intento a rubare la merenda del professore. Altro che puledro, era proprio un…Puladro!
GRILLO: Non me la racconti mica tanto giusta. Come si spiega allora che il tuo naso si è allungato? Non dirmi bugie e sputa fuori tutta la verità.
PINOCCHIO: Non è colpa mia se mi si allunga il naso; la colpa è del babbo. Per risparmiare sul materiale m’ha fatto un naso di truciolato e con l’umidità che c’è il legno tende a gonfiarsi…Ecco!
GRILLO: Guarda che io so sempre tutto, Pinocchio, e so anche che sei stato sospeso.
PINOCCHIO: Si, è vero. Infatti quei cattivi della scuola mi hanno appeso a testa in giù per punizione. Mi hanno…Sospeso.
GRILLO: Adesso smettila di fare lo spiritoso e l’imbroglione. Quando arriverà il tuo babbo te le darà di santa ragione!
PINOCCHIO: E chi la conosce a sta santa! Ora vattene che m’hai stufato, infatti mi sento come la minestra del casale, se solo provi a farti ancora vedere mi tolgo gli occhiali e così non ti vedo più…Ecco!
Il destino volle che in quel mentre Geppetto fece ritorno a casa. Alla vista di Pinocchio, il falegname corse subito nella stalla. Nella stalla teneva alcuni esemplari di cavalle di razza che aveva chiamato tutte con lo stesso nome: Furia.
Geppetto cominciò a cavalcarle una dopo l’altra e a correre all’impazzata. Il comportamento così meschino del burattino aveva mandato Geppetto su tutte le…Furie.
Pinocchio uscì di casa e pensò di acquistare una rivista in edicola. Avrebbe fatto piacere al povero babbo leggere qualcosa la sera prima di prendere sonno. Giunto all’edicola del paese, Pinocchio cominciò a rovistare qua e là nella speranza di trovare ciò che faceva al caso suo. Il tempo passava in fretta e visto che si faceva tardi il nostro burattino domandò all’edicolante: -Mi scusi signore, ma “Oggi” non è ancora uscito?…- -No,- rispose il giornalaio. –Per la precisazione, oggi, sono rimasto in edicola tutto il giorno…-.
Il giorno seguente fu per Pinocchio una prova schiacciante. Doveva dimostrare al suo babbo di comportarsi bene. Era stato parecchio disubbidiente e adesso non poteva proprio commettere errori.
Mentre tutto commosso si avviava alla scuola, gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi accompagnata da un rullo di tamburo.

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