Gustav Klimt

Klimt anticipa una parte dell'arte del '900, sia per quanto riguarda l'espressionismo, che per quanto riguarda il simbolismo. All'interno dell'arte di Klimt c'è una componente che riguarda il tema dell'onirico, che si arricchisce di riferimenti storici e culturali che esulano dalla sola tradizione occidentale ed europea.
Nasce e lavora a Vienna, in una realtà molto diversa dalla tradizione classica dell'Europa mediterranea o del nord Europa, ma si tratta di un area molto vicina all'Europa orientale, che ha vissuto il dominio prima bizantino e poi ottomano. È intrisa quindi di molteplici valori culturali.
Per comprendere l'arte di Klimt non ci si può non soffermare sul clima culturale che attraversa l'Austria negli ultimi anni prima del conflitto mondiale. Sono gli anni in cui la città di Vienna diventa uno dei riferimenti culturali e sociali per l'intera Europa. Insieme a Parigi, le città britanniche e Berlino, è una delle città più moderne ed evoluta. È la prima città in assoluto che si dota di un moderno sistema di trasporto su ferro, con una moderna metropolitana. Otto Wagner è l'architetto della metropolitana, e progetta gran parte delle stazioni, basandosi sulla semplificazione geometrica e sulla semplicità delle forme.
Di questo clima culturale a Vienna è importante sottolineare un aspetto, destinato ad influenzare molto il costume sociale in Europa e in occidente. Questo cambiamento del gusto e dell'estetica, che a Vienna si afferma tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, si definisce secessione viennese. Ovvero, il distacco dalla tradizione neoclassica ed apertura ad un gusto più moderno e contaminato dal punto di vista culturale. Si tratta, inoltre, del primo movimento culturale di carattere estetico, che non si confina nel mondo dell'arte colta, non riguarda esclusivamente la pittura, la scultura e l'architettura; ma, invece, è un clima culturale che investe la moda, il modo di vestire, il gusto per la decorazione delle case, l'arredamento, gli utensili di uso quotidiano, e la cosa ancor più importante è che questa innovazione del gusto, che determina l'affermazione di uno stile che va dalle scarpe all'architettura. Si stabilisce che bisogna progettare tutto, da un cucchiaio alla città. L'affermazione di uno stile è veramente tale quando attraversa tutte le cose. La secessione viennese è il primo movimento culturale che capisce tutto ciò, e si lega direttamente alla produzione industriale, perché solo con l'industria è possibile realizzare un movimento culturale che attraversi ogni cosa.

Gustav Klimt e la secessione viennese
"Ver Sacrum"

Klimt ben precorre un'altra delle caratteristiche fondamentali dell'espressionismo e dell'arte figurativa del '900, ovvero il carattere carico di simbolismo che si esprime attraverso una concezione dell'opera d'arte non di tipo sintetico, non si delinea attraverso pochi e scarni tratti grafici, ma che invece fa della ricchezza nella rappresentazione pittorica il suo tratto distintivo. Tutta l'arte del '900 sul piano squisitamente artistico, espressivo, tende a queste due concezioni, vale a dire quella dell'arte sintetica, e un'altra concezione della figuratività molto più complessa ed articolata sul piano della decorazione, dei motivi simboli, e che senza dubbio ricorre al mito dei simboli, alla rappresentazione del subconscio, alla capacità di sapere esprimere e di portare in superficie i sogni e gli incubi della propria epoca.
Non è un caso che Klimt riesca ad esprimere attraverso quest'arte che è così composita, così articolata dal punto di vista cromatico, e per certi aspetti dotata di una figuratività enigmatica e a volte inquietante nella ripetizione a volte ossessiva di certe tematiche (come quelle incentrate attorno la figura della donna), perché Klimt si trova al centro di una vicenda culturale, ovvero quella della città di Vienna, che senza dubbio a fine secolo e agli inizi del '900 vide una profonda trasformazione, sia dal punto di vista della trasformazione della città, che diventa una grande e moderna città, tecnologicamente avanzata; ma d'altro canto c'è da dire che Vienna e la cultura viennese ha una sua peculiarità che la distingue dal resto delle città europee, proprio perché si trova a metà strada tra le culture orientali e la cultura latina. È una cultura che è il terminale della razionalità classica, della complessità di simboli e di miti propri della cultura orientale, e da un punto di vista artistico Klimt recupera la ricchezza della decorazione, propria dell'epoca bizantina, che si intreccia con certa cultura orientale, che promana dalla vicinanza che ha Vienna con Venezia, che ha vissuto il dominio ottomano, la cultura fiabesca di origine slava e russa, ed infine con la cultura medievale. Tutto ciò si traduce in una pittura che recupera i motivi geometrici intesi in un senso fortemente decorativo, quasi come delle cesellature, degli intarsi, che rievocano i mosaici di Ravenna, i mosaici bizantini.
A un certo punto, Klimt si rifà a una particolare bidimensionalità, facendo scomparire la prospettiva. Il tutto però si incentra su un simbolismo talmente forte, talmente spinto, che desume immagini che rappresentano la carica simbolica sempre calata nella contemporaneità.
"Giuditta" è una delle opere dove tutte queste caratteristiche si intrecciano. 

Come mai Klimt arriva a questo tipo di arte? A Vienna, verso la fine dell'800-inizio '900, accanto all'accademia delle belle arti, nasce per la prima volta la scuola di arti e mestieri, che ha una finalità estremamente innovatrice ed al passo coi tempi, ovvero quella di adeguare la capacità e l'ideazione artistica, alla produzione industriale. Accanto a discipline classiche, come lo studio del disegno, della composizione, della rappresentazione plastica, volumetrica, si cominciano a studiare le caratteristiche dei materiali, non solo quelli classici e tradizionali, come la pietra, il marmo, il bronzo, il legno, etc. I colori sintetici per la pittura, etc.
Si cominciano a studiare le caratteristiche anche dei tessuti, di una gamma di metalli molto ampia, la grafica, la progettazione del mobile, degli abiti, la comunicazione attraverso la pubblicità, l'impaginazione dei libri, delle riviste, dei manifesti, e tutto cercando di comprendere quali siano le leggi e le regole della produzione industriale. Infatti tutto lo studio doveva essere destinato ad una produzione standardizzata, una produzione in serie. 
Fino all'avvento della secessione viennese, che organizza questo binomio tra arte ed industria, vi era una concezione della qualità, che può essere intrinseca ad ogni oggetto che noi utilizziamo, dove la qualità era appannaggio solo degli oggetti di alto artigianato, che potevano essere acquistabili solo dalle famiglie più agiate. Con la secessione viennese, vi è la concezione che la qualità deve diffondersi nel modo più ampio possibile, attraverso l'unico mezzo possibile, ovvero quello dell'industria. 
L'idea di base del bello si basa su un idea fondamentale, che segna una rottura fondamentale con il passato, e per questo "secessione" viennese. Tale idea è che la bellezza non si basa più solo sulla cultura classica, ma su tutto l'insieme di culture moderne, che coniugano una nuova idea del bello, che è espressione di modernità. Da questo punto di vista la secessione viennese certamente rivaluta alcuni periodi della civiltà che la cultura classica ha sempre confinato come epoche di crisi, di ridimensionamento, di cultura quasi minore, e ovviamente un esempio emblematico è proprio quello della cultura medievale, a torto considerata come un momento di crisi tra l'apoteosi della cultura classica e il ritorno al neoclassicismo. Si tratta naturalmente di una concezione erronea e superficiale, tutta legata al rinascimento. La caratteristica fondamentale della secessione viennese è che cerca di allargarsi sempre più. 
Klimt sarà per alcuni anni il direttore della secessione viennese. Viene fondata una rivista, che è il campo di riflessione teorico, culturale. La rivista si chiama "Ver Sacrum", ovvero "Primavera sacra". 

L'arte decorativa di Gustav Klimt

Klimt realizza l'allestimento grafico della rivista "Ver Sacrum", e ciò costituirà un esercizio estremamente importante e fecondo che poi Klimt trasferirà sulle sue opere, che hanno effettivamente un carattere di originalità che ha pochi eguali nell'arte moderna. L'arte di Klimt è assolutamente difficile, inconfondibile.

"Giuditta" rappresenta l'immagine di una donna, moderna, che però ha dei riferimenti di carattere storico e allegorico. Un immagine attraverso la quale è possibile cogliere i caratteri distintivi dell'arte di Klimt, ma anche un opera attraverso la quale Klimt coglie dei caratteri peculiari della modernità che oggi ci sono molto attuali.
L'immagine è caratterizzata da un unico piano, è bidimensionale. Tutto il fondo dell'immagine è fortemente decorato con immagini stilizzate tutte contrassegnate da linee nere e campite da una cromatura color oro, che riecheggia la preziosità degli intarsi, dei mosaici orientali e bizantini.
Il fondo decorato dell'immagine si confonde con i vestiti della protagonista, quasi che ci sia una continuità fra il corpo di questa donna bellissima, seducente, altezzosa, e la natura che metaforicamente è rappresentata dietro questa donna. Vi sono dei richiami grafici e compositivi alla storia, e l'immagine fortemente bidimensionale conferma l'anello di congiunzione tra Klimt e l'arte decorativa medievale.
Se guardiamo il volto di Giuditta, ci rendiamo conto che il modo con cui viene dipinta, ha un carattere quasi fotografico. È una donna moderna, del tempo di Klimt, l'acconciatura dei capelli chiaramente dichiara questa sua modernità. Il primo approccio con quest'immagine, che senza dubbio attrae, sia per l'aspetto cromatico che per l'espressività ammaliante della donna, dopo però ci porta a cogliere un secondo aspetto importante. In basso a destra è possibile scorgere la testa di un uomo, su cui Giuditta pone una mano, e che è guardato da Giuditta con uno sguardo di altezzosità, quasi di dominio su quell'uomo. Ci sono almeno due riferimenti all'interno dell'opera. Uno è quello biblico, di Giuditta che uccide il condottiero dell'esercito nemico della sua gente, il generale Oroferne, grande stratega militare, grande guerriero, invincibile, che però cade di fronte alla seduzione di una donna. Oloferne muore quando Giuditta ha l'improntitudine di presentarsi con tutta la sua bellezza e il suo fascino presso il campo nemico, e chiede di conoscere Oroferne. Quest'ultimo è sedotto da questa donna, e dopo averlo sedotto, quando si addormenta, Giuditta gli taglia la testa. 
C'è anche un secondo riferimento storico nell'opera, quello di Salomè, la danzatrice di Erode. Quando Erode organizza una delle sue leggendarie feste di corte, nel pieno del banchetto, dei balli, arriva la notizia che Erode stava aspettando. Non arriva però come Erode e i suoi commensali se lo aspettavano (una semplice notizia portata da un messo, un ambasciatore), ma invece all'interno del palazzo di Erode arriva la testa di San Giovanni Battista, portata su un vassoio. Lì c'è un senso di smarrimento, di repulsione, un senso macabro che pervade tutti i commensali, ma non Salomè che continua incurante a danzare al cospetto di Erode. Queste immagini così forti, Giuditta che taglia la testa a Oroferne, Salomè che continua la danza; mostrano l'immagine di questo volto raffigurato da Klimt uno dei caratteri distintivi che secondo Klimt caratterizza e caratterizzerà sempre di più la modernità, vale a dire il potere della seduzione. Non solo quello che una donna può esercitare nei confronti di un uomo, ma intesa come suggestione che può pervadere le coscienze degli individui. 
Riflettendo sulla nostra epoca, ci si rende conto che molta parte della comunicazione fatta nella nostra contemporaneità, a piani anche diversi tra loro, sono tutte attività di comunicazione che si basano sul potere della seduzione, sulla capacità di rendere accattivanti le cose, e quindi di convincere. Chi ha potere seduttivo molto spesso ha la meglio. Tutta l'anima della produzione di oggetti, di cose, tutta l'attività tesa che può creare bisogni tra la gente, anche non strettamente reali. Ad esempio, ciò che ci spinge ad avere bisogni anche se non ce n'è effettivamente la necessità. Come l'esigenza di doversi vestire in un determinato modo, di dover cambiare spesso automobile. Sono tutte esigenze che nascondo dal modo con cui veniamo sedotti da tali esigenze. Questo carattere distintivo dell'epoca della comunicazione di massa, e di quella che ancora non era ma diventerà di lì a poco la civiltà dell'immagine, è colta da Klimt attraverso quest'immagine metaforica, che rappresenta una riflessione estremamente acuta ed avanzata di Klimt.

Due sono gli aspetti che caratterizzano l'arte di Klimt.
Uno, la figura della donna, che diventa assolutamente centrale nell'opera di Klimt, poiché la donna è metafora di civiltà. La misura di una civiltà è data dal ruolo che la donna esercita in essa, attraverso lo sviluppo del ruolo della donna si misura il livello della convivenza civile a cui si è arrivati.
L'uomo ha sempre avuto un ruolo centrale, è per tale motivo che è più difficile misurare il livello di evoluzione di una società attraverso la misura del ruolo del maschio. Invece il ruolo della donna, che rappresenta un intelligenza più sofisticata, più articolata, più istintiva, è il ruolo della donna che mostra il livello di una civiltà.
Il secondo, la particolarità nella decorazione, della ricchezza della decorazione che caratterizzano le varie immagini. Per Klimt la ricchezza delle decorazioni è simbolo della ricchezza della natura. Infatti osservando la natura ci si accorge che la natura offre forme, trame, materiali diversi tra loro. Ognuna di queste forme della natura, di queste superfici, può essere vista come un motivo decorativo diverso, l'uno dall'altro, tale ricchezza di forme è metafora della ricchezza della vita.
Individua l'epoca della storia dell'arte più ricca di elementi decorativi nell'arte bizantina, nell'arte orientale e nell'arte medievale. È per questo che cerca di riprodurre le decorazioni, gli intarsi in oro dell'arte orientale, i tessuti dell'arte bizantina, che cercavano di riprodurre la ricchezza e i colori dell'oro, fatti con polvere d'oro, d'argento, di vetro, che avevano dei luccichi continui, simbolo di ricchezza.
Da qui l'ossessiva riproduzione del colore giallo nell'opera di Klimt, che riecheggia gli elementi dell'arte bizantina e orientale.

"Le tre età della vita" rappresenta un'altra immagine metaforica, allegorica, che Klimt utilizza. Pone al centro di quest'opera una donna, una madre, posta al centro dell'immagine, che tiene in braccio una figlia, e distaccata una donna anziana, disperata, consapevole che la vecchiaia rappresenta la rovina della bellezza e la fine progressiva della vita. Anche qui lo sfondo è estremamente vivace, che in alcuni punti si confonde, diventa un tutt'uno con le vesti della donna che si trova al centro del quadro. È caratterizzante il fatto che la vecchia è distaccata del resto delle altre due donne, è ormai la bellezza perduta, e per Klimt la vita è bellezza. 

"Il bacio", è un'altra opera, dove si ha un'altra concezione dell'amore. Non più l'amore di una madre, ma l'amore tra un uomo ed una donna. Ancora una volta si vede l'apparato decorativo è estremamente ricco, estremamente articolato. L'uomo e la donna si riconoscono esclusivamente dalla testa, i loro corpi sono completamente avvolti da questi vestiti preziosi, quasi che i due corpi non si distinguono. I due corpi sono avvolti in una sorta di intimità custodita gelosamente. 
La donna, bionda, luminosa nel volto, è distinguibile, con il volto ben raffigurato. L'uomo, invece, è visto di nuca, si può vedere solo il capo con i capelli. Ancora una volta l'immagine della bellezza, dell'amore, è l'immagine della donna. L'uomo ha quasi un ruolo marginale. L'idea della bellezza che si esalta nell'amore è data dalla donna. 
Bisogna fare un ulteriore riflessione sul ruolo di quest'apparato decorativo così ricco e prezioso che Klimt pone sulla sua tela.
A Vienna, un altro esponente della secessione viennese, era Adolf Loos. È un architetto che però ha anche il ruolo di saggista a Vienna, scrive molto, gli articoli di Adolf Loos sono particolarmente accattivanti, parla degli usi e costumi di Vienna, si dilunga non solo su questioni culturali in senso stretto, ma parla anche di moda, di costume, di arredamento, e molti dei suoi scritti sono stati raccolti in un libro intitolato "parole nel vuoto". Infatti, Loos con la sua attività critica così sprezzante, era talmente controcorrente, a volte polemici, pieni di invettiva, erano scritti spesso trattati con sufficienza da chi non voleva ascoltare.
Ci sono però alcuni di questi scritti molto significativi, chiamato "L'eleganza maschile", dove racconta dei vestiti dei signori borghesi pieni di orpelli, di cose inutili. Loos critica l'inutilità. C'è poi un altro scritto dove si rivolge ai cappelli delle signore dell'aristocrazia viennese, e dice Loos che questa non è la ricerca del bello, ma è la ricerca dell'inutilità, che scade nel cattivo gusto. Ci sono poi altri scritti quasi filosofici, dove si traggono le conseguenze di questi elementi. Uno, chiamato "ornamento e delitto", è uno in cui Loos ripropone una distinzione già fatta dai romani tra decorazione e ornamento. Dice che la decorazione non fa che dare ricchezza, e dare bellezza. L'ornamento è tutto ciò che è superfluo, è inutile, che a volte corrompe la bellezza, fa sì che non la riconosce nella sua semplicità.
Ecco quindi che la grande ricchezza cromatica che Klimt dà alla sue immagini, e allo stesso tempo la semplicità del tratto grafico, sono la quintessenza della decorazione. Attraverso un tratto variato cromaticamente, ma assolutamente privo di inutilità, di orpelli. Da questo punto di vista è l'espressione più chiara nella pittura di ciò che Loos voleva affermare in una visione più ampia di carattere estetico.
 

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