Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 20 di 37

Gianna, l’amica della fata turchina, era dedita al vino. Ed era così grassa che tutti la chiamavano: dami-Gianna!

-Oh se sapessi- disse lo scippopotamo alla fatina, -Mentre tornavo a casa con la carrozza, ho rischiato di precipitare in un fosso pieno zeppo di scarpe!-
-Ma su via,- rispose la fatina –Sarà stata una “scarpata”…-
Dopo circa un quarto d’ora arrivarono i medici.
Uno dopo l’altro arrivarono: un rosporco; cioè una rana dalle tipiche sembianze suine, ill grillo parlante ed un bizzarro serpente romano. Esso era uno strano rettile che combinava guai e subito dopo si pentiva: un ser-pente…
FATA: Vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!
ROSPORCO: Dategli latte “vaccino” che lo proteggerà dall’influenza.
SERPENTE: Se fossi un contadino direi che ne “vanga” la pena di tentare.
GRILLO: Potrei chiederne consiglio al mio amico palombo. Ora è impegnato in una gara subacquea. Esso è un palom-baro.
FATA: Scusate dottori, io voglio sapere se sta bene, vi ho chiamati apposta per questo. Anzi, mentre che ci sono, ne approfitterei a chiedervi consiglio su di una storta che ho preso ieri facendo le scale.
ROSPORCO: Il consiglio che le posso dare è di restituire la “storta” che si è presa indegnamente!
SERPENTE: Se il povero burattino fosse di marmo, direi che è proprio un bel marmocchio.
GRILLO: Deve sapere signora fata, che noi siamo di nobile famiglia, siamo dei conti. Ma siccome ci è simpatica, la nostra tariffa sarà dimezzata. Ci consideri degli s-conti.
FATA: Su, da bravi, se scoprirete anzi tempo il destino di codesto burattino vi regalerò un bel cavolo a testa!
ROSPORCO: Ma come si permette? Non lo possiamo accettare, questo è un “ortaggio” a pubblico ufficiale e che diamine!
In quel momento fece comparsa il cuoco della casa.
–Oh mia cara padroncina- Disse il cuoco alla fatina –Che disdetta! Ho usato la mezzaluna per tritare il prezzemolo, ma se avessi saputo che ce n’era così tanto, avrei usato la “luna piena”…
SERPENTE: Deve sapere, cara fatina, che la cosa che non potrà fare il burattino non è altro che votare ai prossimi seggi elettorali. A proposito lo sa dove votano i bambini? Nel “seggio-lone”.
GRILLO: Che il burattino sia belle che morto lo escluderei; tuttavia potrebbe trattarsi di specifico caso di “bicicletta infantius”.
FATA: E di cosa si tratta in parole povere?
ROSPORCO: Beh potrei dirle “portafoglio vuoto”.
FATA: E questo cosa c’entra?
ROSPORCO: E’ una “parola povera”.
FATA: Adesso basta con queste idiozie! Vi ho chiamati per curare il povero burattino e me lo curerete!
SERPENTE: Ascolti: il caso e unico testè citato dai miei signori colleghi, altro non è che un tipico esempio di esaurimento post infantile. Questo accade quando il bambino impara a pedalare in bicicletta. Il babbo priva la bici delle ruote di sostegno laterali e la bicicletta si trasforma in autentica matta da legare. D’altronde gli mancano “le rotelle”…
Pinocchio, che fino allora era stato immobile come un “pezzo di legno”, aprì gli occhi e cominciò a piangere. Piangeva forte e contemporaneamente si mise a contare ad alta voce. Proprio così: uno, due, tre…
Non vi dico che situazione. Si creò lo sconcerto. E tutti quanti, cioè la fatina ed i tre medici si misero a contare pure loro: uno, due, tre, quattro…
-Oh poveri noi!- Gridarono i tre medici, -Presto scappiamo! Questa è una malattia… “contagiosa”…
Appena i tre medici furono usciti di camera, la Fata si accostò a Pinocchio e toccandole il mento ferito, si accorse che necessitava di medica-mento.
La temperatura corporea saliva così in alto al punto che soffriva di vertigini! Oltre a questo, era pure giorno di sabato. Il povero pinocchio aveva la classica “febbre del sabato sera”. Il collo si era così irrigidito che pareva di “legno”.
–Oh povero burattino!- Esclamò la fatina –Devo chiamare subito il postino e fargli fare gli “im-pacchi caldi”. Inoltre essendo ormai vicino il Natale, saranno sicuramente “im-pacchi natalizi”.-
Nel frattempo si scatenò un furioso temporale. La fatina osservando il cielo terso esclamò –E’ proprio vero il detto: “Pasqua con chi vuoi e Natale con i…tuoni”.-
Quando Pinocchio udì il temporale, si svegliò e cominciò a prendere confidenza con la buona fatina.
PINOCCHIO: Ma, ma…Ehi! Tu sei la bella bambina (che lava i fazzoletti), che ho visto alla finestra! Sei la fata! Sarà il fato, tuo marito, che ti manda.
FATINA: Ben tornato fra i vivi; adesso però soffiati il naso.
PINOCCHIO: Perché? Mica mi brucia.
FATINA: Vedo che non hai perso il senso dell’umorismo. Vediamo se sei lucido di mente. Pensa a qualcosa.
PINOCCHIO: Mmmm…Ho pensato ad una pera. Tutto “frutto” della mia fantasia…
A proposito, cosa ci fai con tutti quei libri appesi al collo?
FATINA: Beh, ognuno si mette al collo la “collana” che più gli piace. Ora fai il bravo che devi prendere la medicina. E’ amara, ma ti farà bene.
PINOCCHIO: Ma se è di Mara, perché non gliela dai a lei?
FATINA: Adesso smettila con queste idiozie! Forza, bevi la medicina.
E fu così che il burattino non ne voleva sapere di bere la medicina. La fata, allora, cominciò a picchiarlo sulle mani a suon di bacchetta. Non vi dico che tragedia; ad ogni colpo sulle mani, Pinocchio si trasformava in qualcosa…
In un primo momento diventò una banana. Si mise a correre per il gran tormento e sul più bello cadde e…ahimè, si “sbucciò”. Poi divenne un cane e andò subito a comprarsi un televisore a 99 “canili”. Ancora, fu tramutato in scheletro.
Per sopravvivere dovette lavorare e farsi le…ossa. Alla fine fu costretto a bere la medicina e cadde d’improvviso in un lungo sonno.
FATINA: Pinocchio, ehi Pinocchio. Svegliati è mattina!
PINOCCHIO: Ah, meno male che è solo “mattina”, pensa se fosse tutta matta…
A proposito, mi sono svegliato e qui con me c’è un grosso coniglio.
FATINA: Ma come non lo sai? La notte porta…coniglio. Adesso verrà la cuoca e ti porterà un buon brodino.
Dovete sapere, amici lettori, che la cuoca altro non era che una anziana gallina. Faceva dei brodi, ma così buoni…
FATINA: Ieri sera avevi una così brutta cera che ho dovuto cambiare il fornitore di candele. Eri così arrabbiato per via della medicina, vero?
PINOCCHIO: Il mio babbo mi dice sempre che sono nato sotto un cavolo, per questo che mi sono “incavolato”.
FATINA: Ed io cosa dovrei dire allora? Solo ieri avevo comprato lo zerbino nuovo, è venuto a trovarmi il millepiedi e adesso è da buttare.
PINOCCHIO: Oh cara fatina, ma come fai ad essere così buona?
FATINA: Deve essere il condimento…Scherzo. Vedi caro burattino, fra me e te esiste una grande differenza. Io agisco con prudenza, vado con i piedi di “piombo”; tu purtroppo vai con i piedi di…legno.
Ricordati Pinocchio, “due torti non fanno una ragione, ma due torte fanno piena la pancia”. Così dice il proverbio.

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