Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 25 di 37
La gente del villaggio si chiedeva come fosse stato possibile, che Pinocchio nonostante fosse di legno, in televisione fosse un “cartone”…
Il guardiano dell’orto era un uomo assai bruttarello. Era così brutto che il suo gatto preferiva fare le fusa allo spaventapasseri. Fra l’altro dovete sapere che il gatto del guardiano aveva bensì sette ombelichi. D’altronde basta altresì pensare che aveva sette “vite”. Siccome il guardiano era senza capelli, si vergognava a tal punto che diceva di esserseli tinti di rosa.
Non si pettinava dalla nascita, risultando così spetti-nato. Da lontano si scorgeva l’abbaiare dei monti ardenti. I famosi vul-cani.
Ma torniamo al nostro eroe; quando il guardiano vide Pinocchio, intrappolato nella tagliola, non vi dico la collera e lo stupore per l’inaudita visione:
GUARDIANO: Ah, così sei tu il ladro di tassi altrui! Ed io che pensavo fossero in cassa integrazione a causa dell’elevato “tasso” di disoccupazione. Avevo anche dato la colpa ai topi pirata, i pi-ratti. Invece eccoti il ladruncolo. Aveva ragione il mio bue che tutto il giorno sgobba ad ararmi il terreno: il “giogo” è bello quando dura poco!
PINOCCHIO: Io no, io no! Sono entrato nel campo per sbaglio. (A questa bugia il naso si allungò così tanto, che gli abitanti del paese pensavano che stessero girando il film “il ponte sul fiume Kway”…)
GUARDIANO: Con tutti i problemi che ho io, mi tocca sentire codeste menzogne. Sapessi almeno cosa fare contro la caduta dei capelli?
PINOCCHIO: Beh, eviti il più possibile di chinarsi…
A questa ennesima idiozia, il guardiano offeso e deriso (anche perché ultimamente era de-pasta) aprì la tagliola, afferrò il burattino e lo portò di peso fino a casa.
Nel mentre che il guardiano si recava a casa, incontrò la moglie intenta ad uscire per la spesa.
–Ti sembra il caso di andare in giro così scollata?- Disse l’uomo alla moglie.
–Ma è colpa mia se la “colla” non tiene?- Rispose la consorte.
Quando finalmente giunsero alla fattoria del guardiano, il povero Pinocchio fu costretto a fare da cane da guardia.
Il povero cane del guardiano era morto, aveva fatto una fine da “cani” ed aveva sofferto, appunto, come un cane. Al burattino fu infilato al collo un grosso collare che essendo appunto di colla non si poteva togliere ne allentare; al collare vi era, ovviamente attaccata, una lunga catenella. Era così lunga che arrivava fino alle montagne, creando così una “catena montuosa”.
Non vi dico la reazione quasi maniacale del guardiano, alla vista di colui che gli ricordava il povero cane… Pinocchio dovette scodinzolare e non avendo la coda scodinzolava col naso. Oltre a ciò gli fu imposto di fare le “feste” e per sua fortuna le “feste” erano già state fatte, bastava leggerne i giorni sul calendario.
Nel cortile di fronte c’era un altro cane. Quando il cane vide Pinocchio, volle incoraggiarlo amichevolmente:
-Non te la prendere dai, pensa che io porto il “collare” da più di dieci anni ed ancora non sono stato risarcito…-
Nonostante il cortile della fattoria fosse tondo, la Notte era proprio dietro l’angolo…
A rompere il silenzio della notte era una grossa ape con una grossa bocca, un “calabbrone”. E che dire degli strani animali della fattoria? Il “camaleone”; così chiamato per la capacità di avere la criniera che cambiava colore. I mammiferi acquatici che dormivano di giorno e lavoravano di notte, le “balenottere”.
No, il grillo parlante per fortuna di Pinocchio non c’era; aveva trovato lavoro in un’armeria, faceva il “grilletto” nelle pistole… E poi c’erano molti bovini: quelli scappati dal servizio di leva, i diser-tori; quelli che costruivano le case, i mura-tori; quelli che gestivano le aziende, gli imprendi-tori ed infine quelli che studiavano filosofia, i pensa-tori.
Pensate che tutti questi bovini erano famosi per aver “duettato” in una famosa canzone con dei cani pastori, erano dei bravi…can-tori.
Fra tutti gli animali della fattoria, vi era anche un povero pollo, il quale era appena stato multato per atti osceni. Mostrava le “cosce” in macelleria.
Intanto la notte si fece buia e sinistra, mentre a destra c’era un po’ di luce.
Il povero burattino, essendo di legno, cominciò a temere le tarme romane: le famose “tarme di Caracalla”.
Pinocchio aveva molta fame e molto freddo e trovò li per caso una scatola di tonno.
La scatola era appartenuta ad una famiglia reale, (nel senso che non era finta), vissuta nei primi dell’ottocento. (Pensate che vita assurda, provate voi a vivere per tanti anni in una pastasciutta!).
–No, non la posso mica mangiare- pensò Pinocchio, -metti che sia scaduta?-.
Dopo di che passò di li a poco un insetto curioso. Era una piccola ape, la quale dopo essere stata disoccupata per mesi, aveva finalmente trovato lavoro. Faceva le “punture” a domicilio…
Si era ormai fatto tardi. Pinocchio entrò nella cuccia e si addormentò. Ed era già più di due ore che dormiva di gusto, quando verso le tre di notte fu svegliato da un bisbiglio. Cinque bestiole di pelle scura, tanto vicine che parevano un salotto costoso. Questi strani animaletti non erano altro che dei furetti notturni, i quali essendo cinque, formavano un mezzo “furkilo”… Tre maschi e due femmine.
FURETTO: Oh, buona sera Bobby Baggio. (questo era il nome del cane morto del guardiano. Il guardiano era un fans sfegatato del campione italiano.)
PINOCCHIO: Ma io mi chiamo Pinocchio.
FURETTO: Un tronco di legno che parla? Non si può dire che tu non sia un uomo tutto d’un pezzo… Ma dov’è il buon Bobby Baggio adesso? Noi ci divertivamo un mondo a tirargli la palla sul muso; facevamo sempre centro, era il nostro cane-stro.
PINOCCHIO: Ma chi sono gli altri furetti?
FURETTO: Io mi chiamo Angelo, per via del fatto che ho sempre mal di testa e mi vengono degli strani “cerchi” alla testa. Una delle femmine si chiama Margherita e suona la “viola” in orchestra. L’altro dei due maschi fu…retto, ma adesso purtroppo si è storto. L’ultimo maschio è stato cavaliere della tavola rotonda, ma ahimè non aveva un “angolo” per sedersi. L’altra femmina è zitella, ma ogni tanto “parla”.
Ma devi sapere che in realtà i più discoli siamo noi maschi, che, essendo in tre, siamo tre-mendi.
Adesso se saresti così gentile di lasciarci entrare nel pollaio, ti omaggeremo di un biglietto per andare ad assistere al gioco del silenzio che questo anno si terrà nella città di “Chiasso”.
PINOCCHIO: Ma perché non ve ne andate a lavorare brutti ladri!
FURETTI: Ci abbiamo provato, si, in una fabbrica di carte da gioco; ma ci si faceva troppo il…mazzo. Preferiamo rubare, una volta abbiamo addirittura rubato una nave. Non a caso la nave era una “fregata”…
A proposito, ma è vero che a voi burattini se non pagate la corrente vi tagliano i…fili?
I cinque ladruncoli notturni erano “incappucciati”, difatti emanavano un classico odore di caffèlatte. Quando i furetti si credettero sicuri del fatto loro, andarono difilato nel pollaio. Ma non tutti vi entrarono; uno stava fuori e faceva da palo, l’altro da “traversa”. Vicino al pollaio c’erano quaranta mucche gravide rinchiuse in un recinto.
Erano appunto in…cinta.
Il figlio del guardiano era siciliano ed era così magro che tutti lo chiamavano:
lo “stretto” di Messina.
I cinque ladruncoli si misero il passamontagna, ma nonostante ciò la “montagna” non si decideva a “passare”. Non vi dico quanta fatica per sfondare il lucchetto del pollaio. Tutta colpa del piede di porco che, ahimè, si era slogato la sera prima.
Proprio in quel mentre il nostro burattino diede prova di essere un ottimo cane da guardia. Cominciò ad abbaiare ed abbaiò per circa tre ore e mezzo senza prendere fiato. A quell’abbaiata, il contadino pensò di sognare un concerto degli “Abba”.
Il povero Pinocchio continuò imperterrito ad abbaiare fino a quando, rimasto senza voce, scrisse con del gesso su di un cartello stradale “bau, bau, bau…”
A questo punto il contadino fu svegliato da uno strano stridolio di gessetti colorati…
Imbracciò il fucile e corse a vedere.
–Ci sono i ladri!- Gridò Pinocchio,
-I ladri? Corro subito a chiamare i Carabinieri!- Rispose il contadino.
Poco dopo, i furetti sentirono le sirene da lontano che facevano pressappoco così: “Fureeeettiiii! Fureeeettiiiii!… Dove sieeeeteeee…” In meno che non si dica i cinque ladruncoli si nascosero nel fienile. Intanto arrivarono i carabinieri.
MARESCIALLO: Bravo Appuntato Carcastuoculo, hai cambiato le gomme dell’auto! Quelle vecchie “cancellavano” le strisce.
APPUNTATO: Grazie maresciallo. Pensi che l’altro ieri un water di grosse dimensioni correva troppo, lo ho multato per ec-cesso di velocità.
MARESCIALLO: Dobbiamo stanare i ladri, si sono nascosti nel fienile. Daremo fuoco alla paglia.
APPUNTATO: Ma scusi maresciallo, qui c’è un cartello che vieta di fumare ed usare fiamme libere!
MARESCIALLO: Non si preoccupi Carcastuoculo, la mia “fiamma” è fidanzata con me… A proposito la hai portata la microTV? Altrimenti come facciamo a vedere il “microfilm”.
APPUNTATO: Per fortuna che i ladri non sono serpenti, come facevamo altrimenti a prendergli le “impronte”?
Fu così che per motivi di sicurezza, il fuoco non fu applicato ed i carabinieri per trovare i furetti dovettero fare la conta.
Ovviamente per contare usarono la calcolatrice. Ma i furetti non sentendosi al sicuro provarono a liberarsi da soli.
Il primo cadde perdendo l’equilibrio; il secondo cadde per cercare “l’equilibrio” perso dal primo. Il terzo inciampando di gran carriera, si storse una caviglia. Infatti…fu-retto…ma ora si è storto di nuovo.
Dovete sapere che oltre ai furetti vi era anche un complice, un polipo, ma i Carabinieri non potettero arrestarlo poiché, viste le numerose braccia, erano carenti di…manette. Il quarto furetto rimase incastrato in un buco: era così grasso che più che un figurino era l’album di figurine. Ma nonostante questo rubò un trattore e riuscì a scappare. Peccato che mentre si recava nei pressi del famoso “Foro romano”, fu preso a causa di una eccessiva perdita di tempo: non trovava un “buco” per parcheggiare. L’ultimo dei furetti pensò di scappare per i tetti delle case; alla vista del cornicione esclamò stupito:
-“Però! Venti metri di cornicione. Chissà come deve essere grande il “quadro”.-
Ma perse anch’egli l’equilibrio e cadde dritto in un fiume.
I carabinieri accorsi sul posto si vestirono da sub portando con loro il “tester”, questo serviva loro per controllare se vi fossero “correnti marine”.
Il povero furetto non era un grande nuotatore, infatti pensava tra se:
-“E pensare che in gioventù lavorai in una ditta di sanitari. Ho fatto circa un migliaio di “vasche” e non ho mai imparato a nuotare…-” Ma proprio in quel preciso momento, eccoti arrivare la famosa “dea bendata”; la quale, essendo appunto bendata, non vide il fiume ed inciampando vistosamente precipitò in acqua.
–Ahimè, ahimè! Gridò il ladruncolo, come farò adesso a sfuggire! La prego signora dea, mi dia almeno un pallone da calcio; adesso sarò sicuramente portato in cella di “rigore”…-
Fu così che anche l’ultimo dei furetti fu acciuffato in…“Ta”: cioè in fin di “vita”.
Alla splendida notizia, il contadino decise di premiare il coraggio e la prontezza di riflessi del nostro caro amico Pinocchio.
CONTADINO: Bravo caro burattino! Visto che sei di legno sarai sicuramente ri-compensato. Ti piace il riso soffiato?
PINOCCHIO: Si, anche perché se è troppo “caldo” non riesco proprio a mangiarlo.
Adesso mi lascerete andare non è vero?
CONTADINO: Certamente, anzi ti ho già rimpiazzato con un tenero cucciolo di un mese e mezzo, un setter.
PINOCCHIO: Ma così piccolo come farete a dargli attenzioni, visto che siete fuori tutto il giorno?
CONTADINO: Ho pensato anche a questo: ho assunto una “baby-setter”…