Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 29 di 37
Si dice che l’inventore del fuoco, per dare vita a questo utile effetto della combustione lavorò tutta un’estate.
Per inventare il fuoco si era “bruciato” le ferie.
Il nostro caro Pinocchio fu ammesso alla prima classe elementare. Gli era stato detto dalla buona fatina che, se non avesse studiato, avrebbe passato l’intera estate con un pappagallo neolaureato; il quale gli avrebbe dato delle “ripetizioni”…
Sulla lavagna si notavano alcuni occhi appena abbozzati, degli scarab’occhi.
Quando il burattino fece il suo ingresso in aula, la classe era già gremita di studenti provenienti da tutti i ranghi. Non poteva mancare il “solito” ruffiano della scuola: leccava così tanto che per via dell’alta umidità si erano ingialliti i muri dell’istituto. Seduto al fianco del ruffiano vi era il “figlio di papà”. Era così ricco che aveva assunto uno sceicco come maggiordomo di casa; voleva essere il “primo” in ogni cosa e non a caso a Carnevale si vestiva da “lasagna”.
Ma fra i compagni di Pinocchio ve ne erano alcuni al quanto strani: ognuno di loro portava un soprannome, ma qualcuno aveva anche il “sopracognome”.
Il “galeotto”, per esempio, rispondeva solo alle domande in presenza del suo avvocato. Era così sporco e puzzolente che per via del fetore ascellare, il suo vicino di banco soffriva di disturbi psichici. In fondo all’aula sedeva il classico alunno con seri disturbi di allergie croniche. Era allergico a tutto, perfino alla sua stessa allergia. Non poteva mancare neanche il più indisciplinato, era il muro. Si, perché stava sempre “dietro” la lavagna. La spezia che non andava mai a scuola era l’assenzio. Una compagna di classe aveva la testa così grossa e prosperosa che al posto del cerchietto aveva un “hula-hop”…
In classe vi erano dei gamberi e quando la maestra spiegava, loro rimanevano sempre “indietro”. Per non parlare del termosifone; ogni giorno prendeva il solito rimprovero:
“Guarda che a scuola si viene per studiare non per “scaldare” la sedia”.
Il sovrano della scuola era il Re-gistro.
I banchi di scuola erano così pieni di oggetti strani che parevano “banchi” del mercato.
Come in tutte le scuole che si rispetti, ogni materia aveva un insegnante diverso. L’insegnante di musica era percussionista, lo si capiva da come “bussava” alla porta. Si chiamava “Monica Fisar”; diceva che, per “arrotondare” lo stipendio, insegnava “hula-hop”. La maestra di geografia era solita “perdersi” nella scuola; era così alta che il marito per baciarla, aveva frequentato un corso di alpinismo per arrivarle alla bocca. Poverino il maestro di geometria: spiegava e nessuno gli dava “retta”.
Era così sfortunato che un giorno prese una multa per avere dimenticato a casa il “triangolo”. E che dire di quella volta che l’insegnante di geometria portò l’auto dal meccanico, si lamentava perché non sentiva bene il…rombo del motore.
Il più fortunato era il maestro di golf, aveva sempre due ore “buche” alla settimana. Questo sportivo si vantava di avere il macellaio in cantina; aveva proprio la macelleria “sotto casa”.
Durante l’arco della settimana scolastica, il burattino cominciò a prendere confidenza con i suoi compagni. (Ringraziamo sentitamente l’amico “Robin Hood” per averci prestato l’arco.)
PINOCCHIO: Salve! Io mi chiamo Pinocchio, tu come ti chiami?
MARINA: Beh, io mi chiamavo “Federica La scuola”, siccome ci venivo raramente mi hanno ribattezzato “Marina La scuola”. Mio padre ha scoperto che tagliavo.
PINOCCHIO: E come ha fatto a beccarti in fallo?
MARINA: Mi ha trovato un paio di forbici nello zaino. Devi sapere che la mia famiglia è assai strana; mia madre va dallo psicologo.
PINOCCHIO: Oh come mi dispiace! Deve essere proprio brutto lasciarsi scavare nel proprio passato, non è così?
MARINA: Anche perché lo psicologo più scava nel “passato” di mia madre e più ci trova solo “verdure”.
PINOCCHIO: Senti, hai ripassato la lezione per oggi?
MARINA: No, perché ho finito l’inchiostro dell’evidenziatore…
Il nostro caro Pinocchio sedeva accanto al moribondo, lo studente con tante allergie. Lo conosceva poco, così decise di invitarlo a prendere un caffè.
PINOCCHIO: Ciao, io sono il tuo vicino di banco Pinocchio, come ti senti oggi?
MORIBONDO: Non mi posso lamentare, ieri mi sono sentito “mancare”.
PINOCCHIO: Strano! Eppure la maestra ti ha segnato “presente”. Lo sai che durante la lezione di matematica abbiamo fatto i calcoli?
MORIBONDO: Ah si? E nessuno è andato in ospedale?
Ma purtroppo i rapporti con i compagni non erano sempre e solo “rose e fiori”. Soprattutto dopo le tredici, ora nella quale chiudeva il fioraio.
Spesso capitava che durante l’intervallo scoppiasse qualche rissa tra gli scolari. Dovete sapere che faceva l’inter-vallo solo chi tifava Inter, per gli altri era discriminazione.
Il povero Pinocchio si trovò in mezzo ad una prepotente guerra scolaresca. In quel giorno i ragazzini cominciarono a tirare i propri libri, i quali si “libravano” nell’aria come passeri. Fra questi libri, vi era il testo di narrativa, intitolato:
“Il drago persosi nel fienile. Come trovare un dr’ago nel pagliaio?”.
Un altro libro di testo raccontava le varie peripezie di cento e uno bidoni dell’immondizia: “La discarica dei 101”…
Ma il burattino non stava di certo li a guardare, anzi, preso dalla rabbia colpì un compagno con una penna e poi si…pentì.
Con il passare dei mesi il nostro caro Pinocchio cominciava a stufarsi.
Decise così di chiedere al tridello quanto mancava alla fine dell’anno scolastico:
PINOCCHIO: Scusi signor tridello, quando finisce la scuola?
TRIDELLO: Dunque…Vai in fondo al corridoio, gira sulla tua destra e prosegui fino a quando non ti troverai davanti una grossa vetrata. Noterai che al di la della vetrata vi è un giardino fiorito; li finisce la scuola.
PINOCCHIO: Va bene va, non fa nulla. Adesso vado a mangiare che è già aperta la mensa scolastica.
La scuola municipale aveva una grande mensa. Infatti la sala era “immensa” e tutti i bambini si mettevano in fila e tenendosi per mano andavano a mangiare. C’era anche chi, come il polipo, teneva per mano una classe intera. Pinocchio era assai lento nel mangiare le “portate”, pensate se avesse dovuto andarsele a prendere?
Ma il problema era il fatto che i compagni di classe non facevano altro che stuzzicare l’inesauribile pazienza del caro burattino.
CAPO CLASSE: Ah, ah, ah! Guardate come mangia il brodo Pinocchio. Si fa così tante medaglie che sarà eletto “generale di corpo d’armata”.
PINOCCHIO: Ma lasciatemi in pace, ecco! Non lo sapete che il minestrone si prepara oggi e si consuma domani? Perché l’indomani sarà “passato”.
CAPO CLASSE: Fai attenzione Pinocchio, nonostante hai praticato per anni subacquea potresti perderti in un “bicchiere d’acqua”! Dai Pinocchio sdraiati, mettiti “su…pino” ah, ah, ah!
Ed ecco che accadde l’imprevedibile, il burattino si alzò di soppiatto e colpì violentemente il capoclasse sul muso. Pinocchio fu denunciato per avere “legnato” un compagno.
Di li a poco arrivarono i “soliti” carabinieri e scesi da cavallo entrarono nella scuola.
MARESCIALLO: Ehi, brigadiere! Mi vuole spiegare che cosa sta facendo la nuova recluta? Perché continua a schiacciare sotto i piedi le granite al limone di questi baldi ragazzini?
BRIGADIERE: Lo perdoni signor maresciallo, siccome è stato arruolato da poco, lo fa per “rompere” il ghiaccio…
MARESCIALLO: Va bene, ma lei la smetta di parlarmi tenendo quella rosa tra i denti!
BRIGADIERE: Non se la prenda a male, deve sapere che proprio oggi faccio l’anniversario di matrimonio e devo dire a mia moglie che la amo.
MARESCIALLO: Con quella rosa in bocca?
BRIGADIERE: “Ditelo con i fiori”, non lo conosce il proverbio?
MARESCIALLO: (Rivoltosi al burattino) Siamo alle solite caro Pinocchio. Questa volta l’hai fatta proprio grossa!
PINOCCHIO: Ma cosa dice? Se sono pure stitico, ecco!
BRIGADIERE: Perbacco che insolenza! Peggio di un pugile che non può veder nessuno. Quando “incontra” qualcuno gli tocca di fare a botte…
MARESCIALLO: Non solo alzi le mani in mensa, ma vai pure male a scuola!
PINOCCHIO: Questo non l’ho può proprio dire, non vado male a scuola. Sto imparando l’alfabeto. Scrivo tante “lettere” ma ahimè nessuno mi risponde.
BRIGADIERE: Oh su via signor maresciallo, il burattino è assai simpatico. Mica come mia moglie; ha comprato un golf in maglieria e le hanno dato in omaggio una “mazza”…
MARESCIALLO: E va bene. Te la caverai con una bella nota da far firmare ai tuoi genitori. C’è l’hai il diario per la nota?
PINOCCHIO: No, ma ho il “pentagramma”…