Emarginato

E’ una notte buia e tempestosa… E’ la notte del mio compleanno. Nessuno è venuto a trovarmi questo giorno, nessuno mi vuole gli altri giorni. Sono emarginato, nell’infanzia avevo amici ed amiche, ma poi tutti morti… Uccisi dalla stupidità dell’infanzia… Uccisi dall’idiozia della mente umana. E’ incredibile quanto possa essere stupida a volte l’umanità. Idiozie commesse ce ne sono tante, ma mai quanto quella che sto per raccontarvi in questo momento… Vi pentirete d’aver letto l’inizio, vi pentirete d’aver letto tutto. Il giorno del mio compleanno è arrivato, ma non lo sto passando a casa mia.
Tre giorni fa, frustrato dalla noia quotidiana ch’ogni essere umano prova ogni giorno, decisi d’uscire da casa mia per far un giro nel mio paesello… Era tutto vuoto, non c’era nessuno… MEGLIO, pensai, quand’ecco che trovo i miei ex amici che stanno giocando. Non appena passo inconsapevolmente dinnanzi a loro cominciano a prendermi in giro ed a tirarmi sassi… Queste stupidità cominciarono a verificarsi circa da un anno fa, quando li persi del tutto… Mentre mi lanciano i sassi, il pentimento d’essere uscito dalla mia dimora è il sentimento dominante di quel momento. Vado più veloce possibile con la mia bicicletta verso casa mia per ritornarci dentro e per ritornar alla mia frustrazione quotidiana… Salgo le scale, ed inciampo… Rischio di rompermi un piede… Questa sembra una di quelle giornate di merda che se ne prova soltanto una nella vita, ma in fondo anche le altre giornate erano così… Quando mi isso per salire le scale, do un pugno contro un quadro ch’era al mio fianco: c’erano ritratti i miei amici con il sottoscritto. Quel quadro rotto mi fece pensare… Mi fece venire strane idee per la mente… PERCHE’ NON UCCIDERLI? Mi agito, ed il mio cuore batte più veloce del solito, e faccio un salto giù per le scale ond’evitare di fare tutti gli scalini. Monto sulla mia bicicletta e vado dai miei amici. Non appena mi vedono esclamano frasi ignoranti e stupide, le quali aumentavano la mia voglia di vendetta nei loro confronti. Rompo il manubrio della mia bicicletta, salto giù da quest’ultima, e mi avvicino ai miei amici, ed ecco che sono abbastanza vicino ad uno dei tre. AAAAAARGH! Ma… COSA DIAMINE??? No, non può essere vero, sto precipitando nel terreno!!! Guardo verso il cielo, e vedo i miei tre amici che ridono… Li vedo sempre più lontani, ho una visione sempre più sfocata dei loro corpi! Quand’ecco IL BUIO.
Guardo sotto di me durante il volo di cui ero vittima, e vedo rose di vetro appuntite con spine sul loro gambo… Urlo, ma nessuno mi sente… Sono solo, e nessuno può salvarmi. Mi devo rassegnare, sono morto. Cado sulle rose, e le loro spine trafiggono quasi ogni parte del mio corpo, ma riesco ancora a respirare. Comincia a piovere, ma non c’era alcun cielo in quell’oscuro luogo in cui mi trovavo. Ancor oggi mi trovo trafitto dalla punta vetrata delle spine delle rose, ed ancor oggi sta piovendo. Da ormai ventidue ore mi sono accorto che mi trovo all’inferno, oppure in un luogo che fa da intra in quel luogo macabro ed oscuro.

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