Fichte

Fichte muove dal pensiero kantiano per poi superarlo, ed in particolare riguardo l'io penso.
Idealismo trascendentale, soggettivo ("esse sequitur operari"), è il soggetto al centro, è concepito non come statico, ma è un divenire, un azione. Assoluto poiché afferma che l'Io è tutto., e nulla esiste al di là dell'Io.
Il capolavoro filosofico di Fichte è "La dottrina della scienza".
Fichte afferma che non esiste il noumeno, perché tutto è prodotto liberamente dal soggetto, quindi il soggetto può conoscere tutto. Per Fichte invece chi ammette l'esistenza del nuomeno è dogmatico; mentre sono dei pensatori liberi quelli che si rendono conto che il soggetto è una realtà assoluta, che può conoscere senza limitazioni.
Tutto deriva dallo Spirito, lo concepisce come Streben, cioè un attività libera, universale e originaria, da cui deriva l'azione.
È un attività continua, caratterizzata da una dialettica aperta, non c'è sintesi, tutto si ripete all'infinito.
Secondo Fichte l'Io non è la base di tutto, ma bisogna cercare la vera origine.
Nella Tesi deve far capire che l'Io puro è fondamentale, e deve dimostrarne l'assoluta necessità logica. Il principio logico è "L'Io pone se stesso". E si ricava dal principio di identità (A è A).
Si era pensato, nella filosofia passata, che tale principio era generalissimo, originario e indimostrabile, in realtà per Fichte tale principio è derivato. Per poter dire che una cosa è uguale a se stessa, la si deve avere. Quindi, l'io come autocoscienza è la condizione di ogni conoscenza.

In Kant la deduzione trascendentale era quel modo con il quale derivava le categorie dell'intelletto dalla tavola dei giudizi aristotelici. In Fichte diventa una deduzione metafisica, attraverso la quale si ricava tutto quello che c'è dall'Io, inteso non come sostanza ma come soggetto.
Nel primo principio (la tesi), "l'Io si autocrea, in modo del tutto inconscio".
Nell'antitesi, "l'Io nel porre se stesso pone, all'interno di sé, il non-io"
Questi due eventi non sono sequenziali ma sincronici. Mentre crea se stesso, crea anche qualcosa che è altro da sé, ma è comunque all'interno di sé. L'Io lo produce inconsapevolmente attraverso la facoltà dell'immaginazione produttiva (in Kant invece l'immaginazione produttiva è quell'attività che crea gli schemi trascendentali).
Tutto avviene all'interno dell'Io proprio perché è l'unica realtà esistente.
Dire che l'Io crea il non-io, è il modo per dire che il soggetto crea l'oggetto. Non c'è vera differenza tra soggetto e oggetto, ma sembra ci sia poiché il soggetto lo produce inconsciamente, senza saperlo.
Terzo punto, la sintesi: "L'Io oppone nell'Io all'Io divisibile un non-io divisibile".
Gli Io divisibili sono i pensieri molteplici, mentre i non-io divisibili sono le cose.
Quando il non-io limita l'Io, si hanno gli Io divisibili, i singoli pensieri umani. Quando l'Io limita il non-io, si hanno i non-io divisibili, la moltitudine delle cose. Se non ci fossero limiti, non si potrebbe avere conoscenza.
L'attività morale nell'uomo è proprio l'azione del soggetto che vuole superare l'oggetto. è, quindi, un idealismo etico, al contrario di quello di Schelling definito ideal-realismo estetico, e l'idealismo assoluto di Hegel.
 

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