Schelling

La prima parte del pensiero di Schelling si rifà a quello di Fichte, e questo periodo va dal 1795 al 1796, e questo perché ritiene che tutte le aporie del pensiero kantiano siano state risolte da Fichte. Bisogna superare assolutamente Spinoza e Kant.
Schelling in questo periodo di esprime ancora con un linguaggio Fichtiano. Però già si notano alcune piccole differenze nel suo pensiero, in particolare, Schelling dà un taglio metafisico all'Io puro fichtiano, ovvero va inteso come una realtà assoluto, come Geist (spirito).
Non è più la somma degli individui, ma è un assoluto dove quasi non vi è differenza, un idealismo a-dialettico, fortemente criticato da Hegel, che dice che l'idealismo di Schelling è la notte dove tutte le vacche sono nere,ovvero dove non esistono differenze.
Lo Schelling del '97 invece parte dall'idea che l'assoluto è unità indifferenziata e originaria tra ideale e reale, tra spirito e natura. È l'unione di Io (spirito) e Non-io (natura).
Il soggetto chiama oggetto la sua alienazione, l'oggetto è di per sé un "estensione" del soggetto.
Vi è una forza che si autocrea e si espande, formando poi dei limiti che le si contrappongono. Tale forza deve applicarsi anche alla natura.
L'assoluto di Schelling può essere studiato partendo da due punti di vista, da quello della filosofia della natura, e dallo spirito, ovvero l'idealismo trascendentale. Quindi si può sia partire dal basso, cioè dalla natura, oppure partire dall'alto, dallo spirito.
Sia lo spirito che la natura sono co-originari, entrambi non derivano da null'altro. La natura è la "storia di quest'intelligenza inconscia": la coscienza dell'uomo rappresenta quel punto di tangenza dove l'assoluto diventa visibile come unione di spirito e natura.
Schelling riguardo l'idealismo scrisse un opera quasi identica al sistema fichtiano, con qualche piccola aggiunta, come il fatto che nell'assoluto ci sono due tipi di attività: l'attività reale e l'attività ideale.

L'Io è un attività originara che si auto-pone all'infinito.
Questa attività nel porre se stessa pone anche dei limiti a sé, l'attività che pone se stessa è attività ideale, e grazie alla presenza di limiti l'Io è sia produttore che prodotto.
L'attività ideale è quella che prende coscienza con il limite, quando invece l'attività reale è quella che produce senza coscienza.
Di per sé sia Spirito che Natura sono la stessa cosa, solo che la Natura non ha coscienza.
Fichte e Schelling non sono più filosofi sistematici, infatti per loro a comprendere l'assoluto c'è l'etica, l'estetica e non solo la filosofia. L'arte rappresenta il superamento dei limiti teoretici. Per lui tutte le scienze sono destinate a diventare arte.
La filosofia dell'arte quindi va a conciliare la dimensione teoretica e la dimensione pratica. L'estetica di Schelling supera quella di Kant, sebbene abbia lo stesso scopo di voler conciliare il "noumeno" con il "fenomeno".
Questo perché l'attività artistica è un attività allo stesso tempo conscia e inconscia. L'assoluto per Schelling si può conoscere esteticamente. Hegel dopo invece dirà che l'assoluto si può conoscere solo filosoficamente, mentre Fichte prima considerava la possibilità di conoscere l'assoluto con la libertà pratica. L'arte è unità di ispirazione ed espressione.
La vera novità del pensiero di Schelling la si trova nella filosofia della natura (suddivisione tra attività reale e ideale), e nella filosofia dell'arte. Ha una concezione dialettica dell'arte, dove "dialogano" il conscio e l'inconscio. L'arte per antonomasia, per Schelling, è la poesia.
Sia Schelling che Fichte cercano di arrivare ad un superamento della filosofia. Fichte dirà che l'attività etica è superiore all'attività teoretica, Hegel definirà la filosofia fichtiana come un cattivo infinito, poiché lo Streben, la forza spinta dalla libertà non poterà mai all'assoluto.
Al contrario con Schelling si avrà l'attività artistica al centro della filosofia.
Entrambi Fichte e Schelling non si baseranno sulla filosofia in senso stretto, ma sull'intuizione. Sarà Hegel invece a basare tutto il suo sistema sulla filosofia stessa.
 

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