Spinoza

 

Le due opere fondamentali sono il trattato teologico-politico e un trattato sull’etica: Ethica Ordine Geometrica Demonstrata.
È il filosofo della sostanza, ed è il primo che rompe il dispositivo dualistico della metafisica biblico-cristiana. La metafisica della sostanza di Spinoza è una sorta di monismo-panteista. Rappresenta un percorso originale all’interno della filosofia occidentale.
In Spinoza Dio e il cosmo si identificano, e Dio viene fatto coincidere con l’ordine geometrico del mondo.
Per Spinoza quindi Dio è la natura, e in particolare ne è l’ordine stesso della natura.
Le fonti sono diverse, il neoplatonismo, le fonti giudaico-cristiane, e il razionalismo cartesiano.
Attraverso l’applicazione di un metodo scientifico, Spinoza deduce la sostanza e da lì spiega la sua etica.
Per Spinoza noi possiamo cogliere solo due attributi della sostanza, il pensiero e il movimento, poiché siamo dotati di intelletto limitato, in quanto in realtà la sostanza ha infiniti attributi.
L’etica di Spinoza è una derivazione dalla metafisica, poiché l’ordine geometrico caratterizza l’etica, e prende a modello i modelli geometrici di Euclide. Spinoza deduce l’etica dal suo concetto di sostanza.
La sua opere quindi si occupa di diversi aspetti, etica, psicologia, scienza, etc. Tutto derivandolo dal concetto metafisico di sostanza.
Sostanza = ciò che è in sé e in sé si concepisce, realtà autonoma sia logicamente che ontologicamente. La sostanza è causa sui, è auto-creata. È, la sostanza, un qualcosa di autofondante, si spiega con il concetto stesso di sostanza, e con nient’altro.
Per Spinoza questa sostanza è l’assoluto. L’assoluto è Dio, e si identifica direttamente con la natura. È una sorta di monismo panteista. Gli attributi e i modi sono delle manifestazioni parziali dell’unica sostanza che coincide con il tutto (è quindi infinita e fuori di essa non c’è nulla. È una circonferenza infinita, tutto è dentro di essa).
Come si manifesta la si divide in attributi (le qualità della sostanza, negando le quali si negherebbe la stessa sostanza, gli attributi strutturali), ne possiamo distinguere solo due: estensione (in cui v’è anche il movimento) e pensiero. (Gli attributi sono infiniti, ma noi possiamo cogliere quei due).
Il modo di manifestarsi della sostanza è degradante: Attributi -> Modi infiniti -> Modi finiti.
Ad esempio: estensione (attributo) -> moto (quiete o movimento) -> il corpo stesso.
L’uomo è quindi una manifestazione della stessa sostanza.
La natura in Spinoza è un qualcosa di necessario, delle tre categorie modali (possibilità, realtà, necessità) ne rimane solo una, la necessità. Non esiste quindi l’idea del "può essere così o no", ma deve necessariamente essere in un particolar modo, non c’è la contingenza.
La natura di Spinoza è l’ordine geometrico, è la natura della rivoluzione scientifica. Non è fusis o materia animata.
Per Spinoza si può intendere la natura sia come natura naturante, sia come natura naturata. E nella sostanza vi sono entrambe: la sostanza è causa (natura naturante) ed effetto (natura naturata) di sé stessa. Dal punto di vista di Dio e degli attributi infiniti è causa, da quello dei modi è effetto.
La causalità non è transitiva, ma è immanente, in quanto rimane all’interno dell’effetto.
I due problemi dello spinozismo sono:
1) Cos’è la sostanza di Spinoza?
2) Che rapporti esistono tra la sostanza e i suoi modi? (ovvero: perché l’infinito si finitizza?)
Per Spinoza la natura non è una forza che genera le cose (fusis), ma è un ordine da cui "seguono" i modi (ordine geometrico). Qui si distacca totalmente da altri pensatori come Bruno, dove invece il cosmos (il mondo) è fusis, mentre in Spinoza abbiamo il mondo-sostanza.
In Spinoza "seguono" i modi, nel senso di una deduzione necessaria, un ordine dove tutto segue secondo un ordine universale. La natura spinoziana non è solo la somma generica di tutte le cose che ci sono in natura, ma è invece un ordine intrinseco geometrico che organizza e struttura la natura. Spinoza mutua i vari termini dalla scolastica, ma ne fa un uso completamente diverso.
La sostanza di Spinoza non è l’essere o la trascendenza divina; ma è, come detto, l’ordine geometrico stesso della natura. Non è inoltre un creazionista, per il fatto stesso che tutto si identifica in Dio.
Accettare il creazionismo significherebbe antropomorfizzare la sostanza stessa (ad esempio, la volontà di creare di Dio, la scelta, l’intelletto, etc.).
Inoltre non accetta neppure l’emanantismo (dove il mondo è un emanazione dal divino, come causa immanente e non causa transitiva come il creazionismo. Il divino, nell’emanantismo, "degrada" fino al finito).
Spinoza esclude le cause finite, e quindi il finalismo, lascia solo le cause efficienti.
Le cause finali sono un qualcosa di umano, non si può spiegare con esse la natura; sono dei bisogni umani, forme pericolose di giudizio, "appetiti umani".
Ad esempio, per Spinoza non è scientifico dire "abbiamo gli occhi per vedere", bensì è "poiché abbiamo gli occhi, vediamo". Il finalismo confonde la causa con l’effetto, mentre per Spinoza è l’uomo che si adatta alla natura, e non viceversa.
La sostanza è "divina" per il non essere finalista. Se Dio agisse per un fine, vuol dire che necessariamente sta cercando qualcosa che gli manca.
Pensiero ed estensione secondo Spinoza sono due dimensioni sostanziali ma di "qualità" differente, sono qualitativamente eterogenee. Non posso quindi generarsi a vicenda. Un pensiero non può generare un estensione, e così un estensione non può generare un pensiero.
Pensiero = ordine delle idee; Estensione = ordine delle cose.
Sono però paralleli ed eterogenei. Non si dà azione causale reciproca. Sono due ordini distinti, ma simultanei. La causalità c’è interna ai due ordini, ma non tra i due.
La filosofia per Spinoza è catarsi non solo intellettuale, ma anche esistenziale; ed è anche un metodo per trovare una vera serenità e beatitudine nell’animo. Di conseguenza, la metafisica risulta finalizzata all’etica, come Ars Vivendi. È, quindi, l’etica già interna alla metafisica.
L’etica spinoziana si fonda sulla naturalità dell’uomo, ovvero l’uomo è una creatura come tutte le altre. Le regole secondo cui la natura funziona e muta sono sempre uguali, sono tutte regole causa-effetto e sono regole geometriche, che valgono anche per l’uomo. Spinoza toglie all’uomo quindi quella centralità che aveva avuto con il cristianesimo.
Il geometrismo morale è il metodo di Spinoza applicato all’uomo. Le passioni e le azioni umane possono quindi essere studiate con matematica obiettività, e le stesse passioni sono un qualcosa di necessario. La libertà, si manifesta nella comprensione razionale della passione. La volontà di potenza è far tornare il passato in modo da poterlo scegliere. Spinoza si scaglia quindi su quei moralismo che credono di poter amare l’uomo con dei valori non umani, come castità, povertà, etc.
Spinoza considera l’uomo come conatus essendi, ovvero "sforzo di autoconservazione". Da questo conatus essendi seguono la Letizia e la Tristezza. La prima è il passaggio a una perfezione maggiore, la seconda il passaggio a una perfezione minore.
Questi sono detti affetti primari.
Da questi affetti primari seguono molti altri affetti secondari come il bene, il male etc.
Le passioni per Spinoza sono le idee inadeguate. Capirle, significa farle diventare azioni, ed è questa possibilità che rappresenta la libertà per Spinoza.
Spinoza non parla di gradi della conoscenza, ma di generi. Questo perché non on li mette in relazione dialettica, e non è detto che da un genere se ne passi ad uno "superiore". Spinoza, quindi, esclude il sistema dialettico dei "livelli".
Per arrivare, ad esempio, al terzo genere della conoscenza, non bisogna prima passare necessariamente dai primi due.
I tre generi sono tre modi diversi di conoscere. Per Spinoza più avanza il progresso morale ed umano, così avanza anche quello conoscitivo.
La conoscenza di primo genere è la percezione sensibile o l’immaginazione. Spinoza accomuna fantasia e conoscenza sensibile proprio perché se non si avesse l’esperienza o comunque una conoscenza sensibile del mondo, non si potrebbe avere fantasia.
La conoscenza, quella di prima di genere, è una che produce idee oscure e confuse, è una conoscenza che si subisce e basta, senza sceglierle. Le idee non sono causalmente connesse tra loro, ma sono slegate tra loro.
La conoscenza di secondo genere è invece la ragione in senso stretto (ragione matematico-scientifica).
Secondo Spinoza, la conoscenza di secondo genere si fonda sulle idee comuni, ovvero le idee scientifiche (il tempo, lo spazio, etc.) non vanno confusi con i concetti classici della metafisica (come Dio, essere, etc.).
Infine, quella di terzo genere è l’amore intellettuale verso Dio, è appunto l’intuizione spinoziana.
Mentre i concetti di primo genere erano tutti slegati tra loro, l’uno sperato dall’altro, e l’immaginazione riesce a cogliere ciò che li lega; nella conoscenza di secondo genere i concetti sono legati tra loro con il nesso di causa-effetto, hanno un ordine necessario.
L’intuizione diretta di Spinoza non è solo un atto intellettuale, ma un atto totale, anche esistenziale, morale. È questo quindi il terzo genere, l’amore intellettuale. Non si ha a che fare solo con la ragione, con la scienza; ma vi è anche un sentimento, appunto l’amore.
L’intuizione suprema della sostanza quindi non rimane solo conoscenza sensibile e ragione, ma va oltre, includendo al suo interno anche l’etica, con l’amore, il sentimento, etc.
Non vi è più distanza tra chi conosce e la cosa da conoscere, vi è una conoscenza come comprensione totale della conoscenza, e conoscere la sostanza sub specie aeternitatis, è come vedere le cose dal punto di vista di Dio.

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