Storia di una profezia

Napoli 6 Dicembre 1921
 
 
Anna era bionda e aveva gli occhi verdi. Il giorno che nacque Ciro, lei se lo strinse forte a se e diventò ancora più bella.
Non riusciva a staccare gli occhi dal suo bambino e già si vedeva a girare per le strade del quartiere. Tanta gente gli avrebbe chiesto del bambino e lei non vedeva l’ora di rispondere a tutti, di dire che quello era suo figlio, la cosa più importante e più bella che avesse fatto finora.
La madre di Anna entrò nella camera da letto ed andò ad abbracciare la figlia, sorrise al piccolo e poi cambiò espressione:
                 Anna, ti devo dire una cosa. Tu questo figlio lo devi nascondere per un po’.
Anna guardò la madre ma non riuscì a dire nulla, almeno con le parole.
                 Tu te lo ricordi tuo fratello Ciro ? Questo bambino l’hai voluto chiamare come lui, perché ce lo ricordassimo meglio tutti quanti.
Quando andò in guerra aveva solo diciotto anni ma lo Stato aveva bisogno di lui. Dovevano fare l’Italia e…
Anna al ricordo di suo fratello si scosse:
                 Io me lo ricordo bene. Prima di partire venne da me e mi disse
         “ Annarè “ la guerra è niente, il peggio è che mi tolgono il mare e
        mi mettono sopra ad una montagna. Ma io ritorno, devo tornare.
                 Tuo fratello era nato alla fine del mese di Novembre. Se solo fosse
nato un mese dopo, o se l’avessi nascosto fino all’anno nuovo, non l’avrebbero potuto chiamare con quella leva militare, sarebbe partito l’anno dopo e i tedeschi non me l’avrebbero portato via.
Anna ora avrebbe potuto parlare ma cominciava a capire. Riuscì solo a tirar fuori una mano dalle lenzuola per cercare quella della madre che continuò:
                 Io non voglio che i tedeschi mi portino via anche questo.
Del mio Ciro è rimasta solo il nome su quella lapide in Via Foria, in compagnia di tanti giovani come lui. E oggi siamo daccapo. In giro c’è troppa gente che si veste di nero e il nero è il colore del lutto e della guerra.
 
Prese il bambino che dormiva tra le braccia di Anna e:
                 Questo i tedeschi non devono portarcelo via. Ecco perché Ciro
         questa volta non è ancora nato. Nascerà con l’anno nuovo.
Anna mentre si asciugava le lacrime:
                 Allora Ciro non è ancora nato. Ma a Gennaio nascerà e faremo una grande festa.
                 Si, figlia mia, faremo una grande festa.
Nascondere una cosa in un quartiere di Napoli è un’impresa difficile ma nascondere un figlio è quasi impossibile.
I parenti, gli amici, i vicini di casa tutti seppero tutto ma, ufficialmente, nessuno sapeva e, quando qualcuno fuori dal quartiere chiedeva qualche spiegazione si sentiva rispondere.
                 Ciro non è nato ancora perché gli vogliono molto bene. Ma nasce, non vi preoccupate che nasce.
Ciro, in quel mese, crebbe felice e circondato da una gran folla che ne protesse la invisibilità fino al 3 di Gennaio del 1921, giorno nel quale nacque ufficialmente e si fece una gran festa.
 
 
Roma 10 Giugno 1940
                                                               
 
L’uomo pelato si affaccia dal balcone di piazza Venezia e dice parole, grandi parole che raggiungono tutte le piazze d’Italia.
Molti esultano, molti sono perplessi, tutti sono preoccupati.
                 Ma che ha detto? A chi è stata presentata la dichiarazione di guerra? Li ha detti i paesi? Tutti li ha detti? E c’è la Germania?
Non facciamo la guerra alla Germania?
Ciro era un puntino in quella folla. Si preoccupava come tutti ma per lui era importantissimo che non facessimo la guerra ai Tedeschi.
La sua Nonna gliela aveva spiegata bene quella storia. I tedeschi ce l’avevano con la sua famiglia.Era cresciuto in quella storia e più la nonna invecchiava più insisteva a raccontargliela ancora una volta.
                 Guagliò ma che cazzo dici? Che ce trase la Germania?
Ciro ritornò a casa con la testa piena di nemici ma, per fortuna, non c’erano i tedeschi. Tutti tranne che quelli, menomale.
Cominciava così la solita guerra
 
giusta,
inevitabile,
che sarebbe stata breve
e vittoriosa.
 
Tre anni di guerra. Fu arruolato in marina come radiotelegrafista. Fu silurato dagli inglesi sei volte e fece naufragio tre volte. Riuscì sempre a salvarsi e, una volta, mentre era in acqua aggrappato ad una tavoletta alle sue spalle ci fu un grande ribollire, il mare si aprì con un gran rumore e ne uscì una grande montagna di ferro scuro. Era un sottomarino tedesco che veniva a salvarli. Ciro si mise a ridere e gli altri naufraghi lo presero per pazzo. Ma Ciro pensava alla sua nonna. “ Non ci crederesti mai, nonna, i tedeschi mi stanno salvando, proprio loro. “
 
 
8 Settembre 1943
 
Bastò un ordine di Badoglio, o del re o di chissà chi altro e i tedeschi diventarono i nostri nemici.
Ciro era su un isoletta della Yugoslavia ed essendo radiotelegrafista fu tra i primi ad avere la notizia. Capì al volo la situazione, pensò alla nonna e decise che perlomeno bisognava tentare.
Riuscì a convincere gli altri che l’unica cosa da fare era scappare dai tedeschi.
Misero a punto un piano folle che ai diecimila ragazzi di Cefalonia purtroppo non sarebbe mai riuscito.
Rubarono una barchetta a vela e, senza carte e bussola, sfidando mare e navi tedesche raggiunsero l’Italia.
Poi, 20 giorni di cammino a piedi e Ciro fu a casa.
Ora cominciava la guerra ai tedeschi, ma era a casa.
 
Questa è una storia vera
Ciro ( mio padre )

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