Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 23 di 37

Nel paese dei miracoli vi era un piccolo laghetto. All’interno vivevano dei pesciolini rossi. Quel giorno si trovarono nella rete in compagnia di altri migliaia di pesci; il presidente della Repubblica stava tenendo un discorso a “reti unificate”…

Nel Campo dei miracoli si diceva che il sindaco del paese avesse perso le elezioni. Tutta colpa della sua allergia ai graminacei, gli avevano impedito la “campagna” elettorale. Ma la cosa più incredibile era il cartello al centro del campo.
Si poteva leggere la seguente frase: “Qui in mezzo a codesta prateria è vietato fumare!”. La famosa “campagna” contro il fumo.
Non appena si fece buio, il burattino scavò una buca e dopo avervici messo le quattro monete d’oro, ricoprì la buca con della terra fresca. Innaffiò il tutto e poi, guardando le viti cariche d’uva che lo circondavano, esclamò:
-Beh, finché c’è “vite” c’è speranza.
Infine ringraziò i due malanni e se ne andò con la speranza che al suo ritorno avrebbe trovato l’arboscello carico di monete d’oro.
-Uhmm che bello! Pensò tra se -Con quel denaro potrò comprarmi un orologio…
Non vedo…l’ora!-
-E poi mi farò fare una plastica al ventre. Si sa, al giorno d’oggi, costa cara la…vita.-
Il burattino tornando in città continuava a pensare di come poter sperperare tutto quel denaro. –Farò una grossa puntata al totocalcio. Ogni quattro “colonne” c’è un tempio in omaggio. Mi rifarò certo di tutte le volte che mi prendevano in “giro”, solo perché non mi trovavano a “casa”… E per finire provocherò una così grande alluvione, che aumenteranno sicuramente i miei “liquidi” in banca, ecco. Poi mi comprerò un bel letto a baldacchino e me lo metterò al braccio; proprio un bel braccia-letto!
Il caro Pinocchio era così teso per l’illuso raccolto, che ad un certo punto afferrò un cane per la coda e lo scagliò lontano.
In quel mentre passò un vigile che, visto la scena, lo apostrofò:
-E’ così che ti rilassi!?-
-No, infatti tiro…Lessie.- Rispose il burattino.
Così fantasticando il burattino tornò in vicinanza del campo e li si fermò a guardare una “mano misteriosa”…Era la mano degli “Addams family”: l’avevano vinta nel raccogliere i punti ad un concorso indetto dall’Italgas. Il metano ti da una…mano.
PINOCCHIO: Ehi! Mi aiuti a raccogliere le monete d’oro?
MANO: Ti darei volentieri una mano, ma ne ho una sola! Poi devo scappare che sono già in ritardo. Mi hanno chiesto di salire in soffitta e cambiarmi di residenza, farò la man-sarda.
PINOCCHIO: Ma sei venuta fin qui da sola?
MANO: Purtroppo ho perso il treno per un soffio; devi sapere che c’era molto “vento”. Era un espresso, ma da come si stava schiacciati ricordava più un…Ristretto.
PINOCCHIO: Ma come hai perso il treno! E nessuno ti ha dato una “mano” a cercarlo?
MANO: Sei proprio simpatico, peccato non poterti “abbracciare”. Se almeno potessi farti un applauso… Lasciamoci almeno con una stretta di mano.
Peccato però che nella buca i bei zecchini d’oro erano spariti. L’albero della ricchezza era ancora belle che spoglio, cioè, aveva ancora gli slip, ma degli zecchini d’oro nemmeno l’ombra.
In quel mentre Pinocchio sentì fischiarsi negli orecchi una gran risata e voltatosi in su, vide sopra un albero una grossa aquila reale imbalsamata.
L’aquila, siccome era finta, non poteva essere “reale” ed era “imbalsamata”, poiché in attesa di fare lo shampoo.
PINOCCHIO: Beh? Cos’hai tanto da ridere?
AQUILA: Rido perché sei peggio della FIAT al periodo del dopoguerra. Erano in “quattro gatti” per costruire la “topolino”.
PINOCCHIO: Non ho troppo tempo da perdere con te, devo annaffiare le monete d’oro e quando sarò ricco mi trasferirò a Venezia, mi comprerò una bella gondola e userò il telecomando per cambiare “canale”, ecco!
AQUILA: Ah! Ah! Ah! Certo che sei proprio un bel tipino. Devo farti conoscere alla mia amica cernia. Lei lavora in una sartoria, fa la “cerniera”.
PINOCCHIO: Ma vattene, va! Lasciami lavorare in santa pace.
AQUILA: Ma come? Andarmene io? Ho attraversato l’Oceano per venire fin qua e mi sono presa pure una bella multa.
PINOCCHIO: E perché ti hanno fatto la multa?
AQUILA: Nell’attraversare l’Oceano non ero…sulle strisce. Comunque devi sapere che il gatto e la volpe ti hanno imbrogliato. Ti hanno rubato gli zecchini e se la sono filata di gran carriera.
Pinocchio restò a bocca aperta e non volendo credere alle parole dell’Aquila si precipitò a scavare.
E scava, scava, scava; sbucarono fuori due grossi chicchi di caffè. Uno aveva un bel vestito unto di pomodoro, mentre l’altro conosceva il galateo in modo impressionante. In pratica erano: caffè “macchiato” e caffè “corretto”.
Pinocchio scavò ancora, al punto che forato un tubo del gas, scoppiò un grosso incendio e fu chiamato un noto torero per “domare” le fiamme.
Ma le monete non vi erano più. Allora, preso da disperazione, Pinocchio tornò in città e corse in tribunale a denunziare i due malandrini.
Il giudice era così anziano che pareva un dinosauro.
Aveva le gambe così corte che quando si toglieva le scarpe, i capelli gli puzzavano di piedi. Portava gli occhiali senza le “lenti” perché andava sempre di fretta…
Da giovane aveva lavorato in una fabbrica di materie plastiche; ma nonostante avesse fatto la “plastica” il suo “aspetto” non era cambiato.
Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l’iniqua frode.
Poi il “filo” finì e la spola fu baciata dallo spolo.
Il giudice aveva la scorta. Dovete sapere che a volte si sentiva proprio a “terra”.
Il giudice dopo aver ascoltato Pinocchio, gli chiese se aveva caldo.
PINOCCHIO: Io non sono qui per parlare del tempo. Devo denunziare il gatto e la volpe e chiedere giustizia!
GIUDICE: Beh, oggi comunque fa molto caldo e l’unico rimedio sarebbe quello di farsi arrestare; così ti mettono al “fresco”. Chi mi assicura che dici la verità, voi burattini siete come gli operai che lavorano alle discariche di immondizia…avete la “puzza” sotto il naso. Insomma qual è il tuo problema?
PINOCCHIO: Uffah! Ve lo ho già detto, mi hanno “fregato” i soldi e adesso non si legge più il valore delle banconote, ecco.
GIUDICE: Ah, ah, ah…Che simpatico burattino. Anche la verza fa le battute, solo che le sue sono battute del…cavolo.
Detto questo, il giudice suonò il campanello e subito dopo comparvero due strani carabinieri.
PRIMO CARABINIERE: Guardi brigadiere hanno pescato Babbo Natale con le mani nel “sacco dei doni”!
SECONDO CARABINIERE: Ma che dice appuntato? A proposito non doveva cambiare il bambino che si era fatta la popò addosso?
BRIGADIERE: Oh no! Ecco perché il bambino non mi riconosceva. Lo ho cambiato…con un altro!
APPUNTATO: A proposito, questa sera alla festa  posso portare la mia scacchiera?
BRIGADIERE: E perché mai?
APPUNTATO: Sull’invito c’è scritto: E’cordiale e gradita presenza della vostra “dama”.
BRIGADIERE: Ma no, deve venire con la moglie. Mica come la mia che all’ultima festa  i colleghi l’hanno inondata con l’estintore.
APPUNTATO: Ma non era stato lei a dire che quella era…una “vecchia fiamma”?
E poi mi scusi brigadiere, quando la finisce di andare in giro con quella coperta da notte?
BRIGADIERE: Ma che dice? Mi ringrazi, anzi, in caso di pericolo mi serve per “coprirle” le spalle.
Dopo che i due carabinieri fecero la loro comparsa, il giudice accennando loro di Pinocchio, lo fece arrestare e rinchiudere in gattabuia. E li in gattabuia, v’ebbe a rimanere quattro mesi…
La gatta oltre ad essere buia, le puzzava l’alito così tanto, che Pinocchio pensava fosse messa a testa in giù e che stesse parlando, non con la bocca, ma direttamente col fondoschiena.
Come gabinetto vi era una scatola con della sabbia. La porta della cella quando veniva aperta emetteva uno strano stridolio che pareva un miagolio.
Il rancio veniva servito su di un piatto arancione, infatti più che un rancio era un “arancio”… Per passare il tempo, il burattino provò a giocare a tennis ma, ahimè, le racchette erano “fuori servizio”. Pinocchio tentò invano di leggere un libro, ma non ci capì un tubo. Alla fine si accorse che il libro era un manuale di idraulica. Pinocchio dormiva a pancia in su e d’un tratto una formica intenta ad attraversargli il ventre esclamò:
-Ho fatto in fretta a passare da parte a parte! E’ proprio vero che la “vita” è breve…- Ma i giorni, a “lungo” andare si “accorciarono”. Il povero Pinocchio non vedeva l’ora di uscire di prigione, poi si accorse di avere perso l’orologio…

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