Sulla collina
Quando Zio Nicola partì per l’America volle che tutti i bambini della famiglia lo accompagnassero alla nave, anzi si procurò un permesso speciale per visitarla.
Anche io, piccolissimo, ci andai. Per un’ora girammo tra immensi saloni, corridoi lunghissimi, ripidi scaloni e cucine infinite. Poi gli altoparlanti di bordo chiesero ai visitatori di scendere perché la partenza era imminente.
Sulla scaletta che ci riportava sul molo mio padre mi chiese:
– Allora, ti è piaciuto?
– Bello – risposi – ma la nave dov’era?
Mio padre capì che non avevo capito nulla, capì che ero troppo piccolo per vedere una nave così grande ed ebbe un’idea geniale.
Mi portò su una collina che sovrastava il porto e, dall’alto mi indicò la nave.
– Adesso la vedi?
– Siiiii. Ha la prua e anche la poppa, e quanto è grande ! Siamo stati dentro, vero? Era bellissima.
Quando sei dentro una cosa grande, succede spesso che tu non riesca a prenderle bene le misure, a valutarla e, a volte, non riesci neppure a capire in che situazione ti sei cacciato.
Io, ricordando la nave di Zio Nicola, a volte salgo sulla prima collinetta e, dall’alto, la vedo tutta, la misuro e capisco meglio.
Saliamo sulla collina
La prossima volta che andate a Parigi fate un salto al Louvre. Nel padiglione dell’arte antica troverete un’antichissima stele di granito nero alta pressappoco come una persona.
E’ ricoperta da una scrittura antichissima e incomprensibile ma, di fianco, troverete un cartello con la traduzione. Leggete e rabbrividite:
“ Mi chiamo XXYYYXY e sono il re delle città della Palestina.
Un mese fa ho distrutto una città delle tribù di Israele. Ho ucciso tutti i suoi abitanti, ogni donna e ogni bambino. L’ho fatto perché, due anni fa gli Israeliti hanno distrutto tre città della Palestina governate da mio padre e hanno ucciso tutti gli abitanti. “
Sveglia. Non è il giornale di stamattina. E’ una stele scritta duemilaecento anni prima di Cristo. E’ una storia di più di quattromila anni fa, e di oggi e, forse di domani.
Io su questa collina ci sono salito ma non ho capito niente lo stesso.
La cosa da misurare era ancora troppo grande o, forse, una collina alta solo quattromila anni era troppo piccola.
Che dire di tutti quei nanetti che vanno fieri del loro metro in tasca?
Questa è una storia vera.
Io, un giorno, in quella sala del Louvre mi ci sono trovato per caso.
Ho letto con attenzione e dolore la scritta e mi è venuto voglia di parlarne con qualcuno. Vicino a me ho intuito un’ombra bianca e senza guardarla ho detto:
“ Ha capito cosa c’è scritto ? “
Poi ho alzato lo sguardo verso il suo viso. Era una giovane donna araba avvolta in un vestito bianco che le lasciava scoperti solo gli occhi.
In un sol colpo avevo fatto due cose che non andavano fatte: Avevo guardato una donna e le avevo pure rivolto la parola.
Anche lei fece due cose che non andavano fatte: mi guardò negli occhi e mi rispose:
“ Si, ho capito. Ho capito che non finisce più “
Poi tornammo nei nostri mondi; lei in un gruppo di ombre bianche e leggere ed io al bar a prendere un caffé.