Gadamer

Gadamer è il fondatore dell'ermeneutica contemporanea, e il suo pensiero è stato in larga parte influenzato dall'incontro con Heidegger.
Ermeneutica deriva da "ermeneuo", ovvero "interpretare". L'ermeneutica è quindi la scienza dell'interpretazione, e cioè quella scienza che interpreta i testi, come i testi biblici.
L'ermeneutica moderna, diversa dall'ermeneutica contemporanea, è la scienza dell'interpretazione, ma non più in generale, ma soprattutto la scienza dell'interpretazione legata ai testi biblici. Questa nasce da una costola della filologia moderna, profondamente riformata dal padre della filologia moderna, ovvero Ernest Renan, il padre della concezione protolinguistica semitica e indoeuropea.
Gadamer si inserisce sulla scia della filologia moderna, e poi della scienza dell'interpretazione di Schleiermacher.
L'opera più importante di Gadamer è "Verità e metodo". Nasce nel 1900 e vivrà per ben 102 anni, morendo ad Heidelberg, il cuore della filosofia contemporanea.

L'ermeneutica contemporanea e il "circolo ermeneutico"
Il concetto di circolo ermeneutico è un concetto che Gadamer recupera dall'idea di Heidegger. Già Schleiermacher aveva una visione dell'ermeneutica diversa, ma comunque lontana dalle posizioni di Gadamer.
Per Schleiermacher l'ermeneutica permetteva di comprendere un testo nel suo senso più autentico attraverso un ritorno al passato per far rivivere i presupposti storici e culturali che lo hanno reso possibile.
Gadamer, al contrario, figlio delle posizioni di Dilthey (esponente dello storicismo contemporaneo) e di Heidegger, considera impossibile quest'operazione: non esiste l'oggettività storica.
Due sono i pregiudizi che l'ermeneutica di Gadamer va a scardinare: 1) il mito dell'oggettività storica, e 2) il pregiudizio legato all'esistenza di una psicologica autentica, quella dell'autore, senza la quale il testo non è autenticamente comprensibile (infatti, per Gadamer, lo stesso autore, di fronte al testo finito, anche lui sarà come un semplice lettore, e la sua interpretazione sarà solo una delle tante, e non la più giusta possibile).
Noi siamo essere, siamo un progetto gettato (secondo l'idea della cura di Heidegger), e quando conosciamo inevitabilmente interpretiamo continuamente sulla base di quello che siamo stati, di quello che siamo e di quello che vorremmo essere.
Il presente, dal quale noi partiamo per interpretare il passato o per proiettarci al futuro, è una situazione che è il frutto dei tanti effetti della storia sul tempo, sugli uomini, e dunque su di noi. Il presente come temporalità e come status esistenziale non è altro che il punto di arrivo (e poi di partenza), ogni volta diverso, della storia degli effetti.
Attraverso l'ermeneutica di Gadamer, si può recuperare il concetto di oggettività, sganciandolo definitivamente da tutte le ipoteche assolutistiche, e riproponendolo attraverso il modello del costruttivismo.

Quando si parla di circolo ermeneutico si parla del problema della conoscenza storica.
La conoscenza storica, secondo Gadamer è sempre comprensione, ed è quella comprensione che nasce dal circolo ermeneutico. Non è una conoscenza analitica, dimostrativa.
La storia comprende il passato, secondo Gadamer; al contrario della storia dei positivisti, che spiegava il passato.
Gadamer recupera da Dilthey la differenza tra spiegare e comprendere. Conoscere può significare entrambe queste due definizioni.
La spiegazione presuppone il gesto della quantificazione, della misurazione, della conoscenza analitica; si tratta sostanzialmente di una conoscenza quantitativa.
La comprensione si rivolge a degli oggetti che non devono essere quantificati ma devono essere storicizzati; è una conoscenza quindi qualitativa.
L'elemento storico non riguarda inoltre, il solo oggetto, ma anche il soggetto, che va a riflettere come essere in situazione, come essere nel tempo.
La comprensione del passato, è dunque un fatto storico determinato dalla pre-comprensione del presente, la quale è il frutto a sua volta di un processo che la determina storicamente.

"Spiegare" è conoscere attraverso una linea. È conoscere un oggetto che appare come un dato, verso un osservatore capace di comprenderlo nella sua struttura, nel suo funzionamento. Tutto questo porta ad una conoscenza oggettiva.
Nel caso della comprensione ermeneutica, invece, si ha un soggetto che interpreta un fenomeno, e che lo fa in maniera circolare perché tutto ciò avviene all'interno dell'orizzonte circolare della storicità. Non c'è mai davvero un inizio, e non c'è mai davvero una fine. Non c'è un soggetto capace di conoscere oggettivamente il passato, e nulla comincia davvero e nulla finisce davvero.

Vivere è interpretare
L'ermeneutica non è un qualcosa che può esserci o meno nella riflessione filosofica, ma è la base stessa della filosofia, infatti filosofare significa appunto interpretare.
Non è, quindi, un "tipo" di filosofia l'ermeneutica, ma è il senso più autentico della filosofia stessa.
La filosofia ermeneutica è un continuo dialogo tra il passato, che non è un idea oggettiva ma è il passato come ci si presenta davanti, e tra la pre-comprensione del presente.
Secondo Gadamer, conoscere significa sempre quindi partire da una tradizione e con dei pregiudizi. Il pregiudizio per Gadamer è fondamentale per conoscere.

L'ermeneutica non riguarda solo la filosofia, ma tutte le scienze. Dovrebbe essere posta alla base anche delle scienze della natura, le quali quando riflettono su se stesse, non possono sfuggire all'ermeneutica.
Per Gadamer, vivere è interpretare. Noi non siamo pura presenza, ma la nostra conoscenza è frutto di continue interpretazioni, non esistono "fatti puri".

Valore della tradizione e produzione della verità, e il ruolo del linguaggio
Nel comprendere c'è sempre una pre-comprensione ineluttabile a cui non ci si può sottrarre. Questa pre-comprensione consiste in un pregiudizio, che si forma storicamente nell'uomo: il passato non è mai vissuto oggettivamente, ma è sempre una visione del passato "con gli occhi del presente".
Il circolo ermeneutico è questo movimento circolare della comprensione per cui si comprende il passato sulla base di una pre-comprensione posta nel presente e fondata storicamente.

Bisogna quindi rivalutare il valore produttivo del pregiudizio (e quindi della tradizione), e considerarlo una delle condizioni fondamentali per produrre la verità, laddove qui la verità è intesa in senso ben diverso rispetto al passato, è "verità come evento", che scaturisce dalla dialettica tra pre-comprensione presente e testimonianza del passato.

La fusione di orizzonti è ciò che si ha con il circolo ermeneutico, dove si fondono due orizzonti: quello dello studioso formatosi entro la tradizione, e la pre-comprensione del presente; e l'altro, quello del testo da comprendere, che si porta con sé tutte le comprensioni e tutte le tradizioni che ha vissuto.
Tutto il processo ermeneutico avviene nel linguaggio. Questo punto dell'ermeneutica contemporanea è debitrice del pensiero di Heidegger: il linguaggio è il luogo della tradizione, della temporalità, della storicità, è il modo attraverso il quale l'essere si manifesta all'uomo. Il linguaggio è quindi il luogo dell'essere, e non uno strumento qualsiasi che può portare o non può portare l'uomo alla comprensione e all'essere, ma il luogo stesso entro il quale l'essere può manifestarsi.
Gadamer nota che l'essere che può venir compreso è linguaggio. È da qui che tutta la filosofia contemporanea diventerà filosofia del linguaggio, che viene inteso in modo nuovo rispetto al passato.

 

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